Il costo della notizia
di Carmelo Occhino
Abbiamo sempre sottolineato, nelle nostre lezioni, come le immagini siano una componente essenziale dell’informazione giornalistica. Molte volte una foto ha la validità e la forza di una notizia.Questo ci viene in mente mentre apprendiamo della morte di Raffaele Ciriello, fotoreporter free lance che lavorava in Palestina anche per conto del Corriere della Sera. Il giornalista italiano è stato colpito da militari israeliani che stavano operando in una zona cosiddetta “di guerra”.
Giornalisti, fotoreporter e teleoperatori si muovono continuamente da un capo all’altro del mondo, testimoni attenti di guerre e conflitti, per “catturare” notizie e immagini anche in situazioni di grave rischio.
L’informazione ha un costo. Oggi e sempre più spesso le notizie si pagano a caro prezzo, quello della propria vita.
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Cirillo e Metodio
copatroni d'Europa
di Mariafelice
Il giorno 14 febbraio si è ripetuta nell'antichissima Basilica paleocristiana di san Clemente, eretta sui resti del tempio al dio Mitra e che in sé racchiude 20 secoli di storia romana, la solenne concelebrazione per la festività dei santi Cirillo e Metodio, copatroni d'Europa. In questa basilica infatti, si venerano le spoglie di san Cirillo, morto a Roma nell'anno 869, ideatore, assieme al fratello, dell'alfabeto detto "glagolitico" (dal verbo glagolati - parlare, dunque scrittura parlata) e che aprì al mondo slavo le vie del progresso.
L'omelia di padre Stjepan Krasic - domenicano predicatore e ordinario presso la Pontificia Università di san Tommaso d'Aquino nonchè storico di fama internazionale - evoca con estrema chiarezza la vita dei due santi fratelli e la grande attualità del loro insegnamento specie per il futuro dell'Europa unita e la convivenza dei popoli.
Da quando i popoli liberi d'Europa hanno deciso di darsi una patria comune e da quando papa Giovanni Paolo II - il papa slavo - con la sua lettera apostolica Egregiae Virtutis ha proclamato Cirillo e Metodio copatroni d'Europa, simboli di unione tra culture e nazionalità diverse e, come ha sottolineato padre Krasic, "...tesoro di valori umani e cristiani senza i quali il mondo sarebbe molto più povero, prezioso patrimonio culturale e religioso della dignità e del rispetto che si deve avere verso ogni uomo, ogni nazione, lingua e cultura...", la festività ha assunto negli anni un significato sempre più incisivo, quasi a ribadire e rinnovare, anno per anno, la promessa unificatrice e pacificatrice di intere popolazioni, sgorgata dalle lontane macerie di una guerra mondiale, lunga e distruttrice.
Chi sono dunque questi due Santi Patroni di un'Europa giovane ed insieme culla di civiltà millenarie? Sono due figure giganti e tuttavia poco conosciute nel nostro progredito occidente.
Cirillo e Metodio, dai quali ci dividono ben 11 secoli, portano da Tessalonica a Costantinopoli, dall'Est europeo a Roma, il Verbo di Dio e la sapienza, traducendo le sacre scritture, creando un nuovo alfabeto per le numerose popolazioni slave, ..."che occupano più spazio sulla terra che nella storia..." (come li definì in modo discutibile, il filosofo tedesco Gottfried Herder). Proprio loro stessi hanno tradotto il Vangelo in paleoslavo con caratteri glagolitici. E quando i due fratelli, dopo il loro lungo e fruttuoso apostolato nei paesi slavi giungono a Roma, accade qualcosa di straordinario, qualcosa che nemmeno noi, figli del terzo millennio, riusciamo a valutare appieno. Papa Adriano II (867-872) va loro incontro seguito da tutta la popolazione; li accoglie con grandi
onori, prende in custodia e consacra i testi sacri scritti in paleoslavo deponendoli nella chiesa di Santa Maria Maggiore.
Ordina poi che Metodio venga consacrato arcivescovo (mentre Cirillo è morto a Roma da monaco), e, diversi secoli prima del Concilio Ecumenico Vaticano II che introdurrà la liturgia in lingua volgare, autorizza i due fratelli a celebrare la liturgia cantando la messa in lingua slava, in diverse chiese romane tra le quali san Pietro e sant'Andrea "...che i cittadini romani dell'epoca seguirono con vivo interesse e partecipazione religiosa...".
Era il IX secolo e noi oggi, possiamo chinare il capo ammirati davanti alla grande apertura delle menti del tempo e reputarci orgogliosi del comune passato. È giusto che questi due santi siano i "nostri" Patroni.
Ricordiamoci di loro nelle nostre piccole dispute "condominiali" tra paesi aderenti e apriamo le porte affinché l'Europa sia veramente "una", dall'Atlantico agli Urali. E che Cirillo e Metodio ci insegnino come si fa.
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