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Si è spento il 24 ottobre a Roma mons. Raffaele Gerolamo Lavagna (detto Raffaello, come lui si presentava!) nato a Savona il 22 ottobre del 1918, autore di teatro, radio e televisione, nonché di canzoni e opere liriche. I funerali si sono tenuti il 26 ottobre nella Cappella del Coro della Basilica vaticana.
La Confraternita di San Giovanni Battista de’ Genovesi in Roma, di cui mons. Lavagna è stato Priore Vicario per tantissimi anni, sino al suo ritorno alla casa del Padre, lo ricorda con questo breve ritratto trasmesso dalla Radio Vaticana.

 

 

Il fisico tonico di un trentenne, la capigliatura fantasiosa di un direttore d’orchestra, i lineamenti scavati come in un tronco di quercia: così ricordiamo mons. Raffaello Lavagna, infaticabile autore teatrale e radioteatrale, oltre che regista radiofonico e televisivo e per lungo tempo critico teatrale per la Radio Vaticana. E’ mancato ieri a Roma. Fra meno di tre anni ne avrebbe compiuti 100. Originario di Savona, da sempre appassionato di teatro, aveva fatto suo un motto di Pirandello:

“Il teatro è propaganda: ognuno fa la sua, però basta saperla fare”.

Per la verve risoluta ricordava il don Camillo di Guareschi, per il variegato e qualificato repertorio messo su in 60 anni di carriera poteva competere con Strehler o Ronconi. Dal 1950 al 2011 ha firmato e allestito decine di spettacoli, dimostrando quanto produttiva può essere l’alleanza fra il palcoscenico e l’apostolato. Grandi classici, vite di santi, leggende e favole per bambini, e non solo spettacoli teatrali, ma anche radioscene che impreziosiscono gli archivi Radio Vaticana, allestimento di concerti e libretti di opere liriche, perfino spettacoli di burattini. Da Il gran teatro del mondo di Calderon de la Barca a Marcellino Pane e Vino con le musiche del maestro Alberico Vitalini, da Cuore di Edmondo De Amicis a  Assassinio nella Cattedrale di Thomas S. Eliot, da Pinocchio ai Fioretti di San Francesco, fino al Trittico Colombiano e a Il Mistero del Corporale, su musica di Vitalini, portato in scena nl 2004 in occasione del Congresso Eucaristico Diocesano, spettacolo molto apprezzato da Papa Giovanni Paolo II. E anche un testo di grande lungimiranza, "Mio fratello negro", dedicato all’integrazione razziale e alla donazione di sangue.

 

“Mi aveva impressionato… Fare qualcosa per l’integrazione razziale. Allora inventai – diciamo così – uno spettacolo che poteva essere ambientato sia in America, ma anche in Africa, e in cui c’era una famiglia con un padre razzista, il quale non voleva che suo figlio, Jimmy, fosse amico del figlio della ‘serva’, badante di allora, negra. Quindi, a un certo momento, con il frustino il papà picchia il piccolo negretto e lo caccia via. Naturalmente, con il tema dell’integrazione razziale mi era venuto in mente di fare anche le gare e di abbinare a questo tema anche quello della donazione del sangue. Allora, siccome il bambino negro salva il bambino bianco, ma viene ferito mortalmente – dal momento che si trovano in Africa, in America, in una qualsiasi  zona dove non c’è un ospedale – bisogna fare la donazione del sangue per salvare il piccolo. Ci provano la madre bianca, la madre negra, lo stesso dottore ecc.  però – come voi sapete benissimo – se il sangue non è compatibile, la donazione non si può fare. L’unico che non aveva provato con il suo sangue era il padre razzista. Allora mi ricordo sempre che dissi al ragazzo: ‘Tu, vai vicino al papà, lo tiri per la giacca e gli dici’: ‘Papà… perché non provi tu a donare il tuo sangue per salvare il piccolo?’. Il padre naturalmente risponde con un “Uffa!” – non vuol far vedere… – dice ‘Uffa! Avete sempre ragione voi ragazzi…!’. Però alla fine dona il suo sangue. Il dottore dice che il sangue è compatibile. Allora il piccolo bambino bianco, suo figlio, si rivolge al papà e gli dice: ‘Papà, adesso tu non puoi più picchiare il piccolo Tommy’. ‘Perché?’ risponde il papà. ‘Perché adesso, se gli hai dato il tuo sangue, Tommy è un po’ come se fosse mio fratello!’”

 

Molte le collaborazioni eccellenti di mons. Lavagna, da Andrea Camilleri a Gian Carlo Menotti, da Roldano Lupi a Renato Rascel, da Ernesto Calindri al giovanissimo Claudio Capone, da lui scoperto, da Roman Ukleja a Irene Papas.

Mons. Lavagna è stato un infaticabile sacerdote con la irrinunciabile missione del teatro e dello spettacolo, cosciente dell’importanza di veicolare il messaggio cristiano in forma gradevole e accattivante: una battaglia che, in anni molto lontani dagli attuali, lo vide spesso alle prese con le comprensibili resistenze di chi vedeva nel palcoscenico una specie di anticamera dell’inferno.

 


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Guido Berri eletto Governatore Secolare della Confraternita

L’Assemblea Generale della Confraternita, convocata il 14 giugno, per il tradizionale appuntamento annuale dell’esame del bilancio chiuso al 31 dicembre dell’anno precedente, dopo l’approvazione all’unanimità del bilancio, che ha evidenziato un lieve attivo, è stata chiamata all’elezione del nuovo Governatore Secolare della Confraternita, che dovrà concludere il mandato biennale iniziato a gennaio 2015 dal compianto Alberto Urbinati, improvvisamente tornato alla Casa del Padre il 22 maggio di quest’anno. La Deputazione amministrativa, riunitasi il 28 maggio, aveva provveduto a individuare, come stabilito dallo Statuto della Confraternita, la terna di candidati alla carica di Governatore Secolare, da sottoporre al voto dell’Assemblea Generale. Alcuni Deputati avevano dichiarato di rinunciare alla propria candidatura, sia per motivi personali che per l’esigenza di portare a termine i propri mandati delle cariche ufficiali loro attribuite dall’Assemblea Generale del dicembre 2014, e le maggiori preferenze erano state per i Deputati Antonio Lico, Guido Berri e Giovanni Pinasco.
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