I tiranni - le vittime - i ribelli

mappa

 


ROMANZO    STORICO
in tre parti

 

 

SECONDA  PARTE
(2)

Beatrice e Bruno andavano rivelando due nature discordi che generavano le stesse baruffe che anni addietro accadevano fra il loro padre e la zia Aurora.

 Questo si ingegnava di far presente, la nonna, a mamma Lilia che se ne accorava.

 Non sembravano più fratelli, ma due nemici, quando si accapigliavano per i più futili motivi perché erano come due muletti testardi e niuno voleva cedere all’altro mentre la piccola Bertilla giocava tranquilla per suo conto.

 La facile impulsività dei più grandi si era venuta sviluppando nel clima elettrico che era sempre regnato in casa dal momento che il padre e il nonno avevano sempre dato il via a scene incresciose a pranzo, a cena e a colazione gli unici momenti in cui, la famiglia riunita, avrebbe dovuto consumare i pasti in santa pace.

 Anche se alla sera, i bambini erano già coricati, al rientro dei due uomini sorgeva sempre qualche alterco che finiva per svegliarli e questo non giovava sicuramente ad una loro crescita serena.

 Ciò che,specialmente li rendeva intolleranti, era nel vedere che i cibi degli uomini erano più ricercati dei loro perché questa era un’altra usanza immessa dal nonno ai suoi tempi e che anche il loro padre aveva fatta sua.

 Tagli di carne scelta, pesci costosi e frutta scelta, tutte cose che non erano per gli altri, neppure per le donne; quei piatti cucinati che spandevano i loro profumi per tutta la casa solleticava la loro golosità che qualche volta li spingeva a rifiutare i cibi più ordinari.

 Beatrice ad esempio non sopportava il minestrone di pasta e broccoli, qualche volta finiva per vomitarlo subito dopo averlo mangiato di malavoglia.

 Bruno invece, facendo il furbo, rubacchiava qualche “frittino” come li chiamava mentre la padella friggeva rendendo croccante il fritto di carciofi, zucchine, fettine impanate o altre cose profumate, più volte ne aveva riportate delle scottature che non erano passate inosservate; il ragazzo, crescendo, vedeva con invidia l’abbigliamento ricercato che suo padre continuava ad usare come sua abitudine mentre lui si doveva accontentare di ciò che continuava a confezionare la nonna.

 I ragazzi erano insoddisfatti e si sentivano sconfortati.
Dall’America si rifece viva Evelina, cugina di Lilia e sua coetanea che dall’età un anno si era trasferita oltre oceano coi genitori emigranti.

 Figlia della sorella della signora Elvira, era stata in corrispondenza con lei fino alla morte dei genitori, a breve distanza l’uno dall’altra, ma erano anni oramai che nessuno ne aveva più avuto notizia. Il suo arrivo fu quindi una grande sorpresa.

 “Sentivo troppo forte il desiderio di rivedere i miei parenti e di conoscere la mia terra!“ Con queste parole giustificò il suo ritorno senza preavviso aggiungendo che non se la sentiva da sola di mandare avanti la piccola fabbrica artigianale di borse e cinture in pelle che le avevano lasciata i genitori e suscitando la tenerezza dei suoi nel dire: “ Sola e senza affetti, tanto vale vivere in Italia!“

 La biondissima Evi parve sincera e piena di affetto verso i familiari che aveva ritrovato a Roma, ma il suo modo un po’ troppo spregiudicato cominciò a far serpeggiare qualche dicerìa, specialmente allorché qualcuno rientrato dall’America cominciò a raccontare qualcosa di lei. Si diceva che i genitori fossero morti di crepacuore per il comportamento peccaminoso della loro unica figlia che non aveva mai voluto saperne di condividere il loro modesto lavoro di artigiani, anzi.un bel giorno, si era dileguata per andare a fare la ballerina di fila in locali non troppo edificanti con grande vergogna dei suoi. Giovane e bella non mancò di suscitare interessi maschili, ma la corte che la fece capitolare fu quella di un ricco possidente che per lei cominciò a fare pazzie.

 La relazione si protrasse fra alterne vicende fra vari scabrosi episodi dovuti al fatto che la ballerinetta non disdegnava contemporaneamente la corte di qualcuno più giovane.

 Fu la famiglia dell’agiato anziano che per soffocare lo scandalo fece sì che ella si allontanasse per sempre elargendole una fortuna. Nessuno avrebbe potuto giurare sulla veridicità di questo suo passato, ma tutto il suo comportamento spregiudicato dimostrava che era esperta in molte cose. Si era istallata in un ben arredato appartamentino di Prati, ove gli affitti erano piuttosto salati perché moderni e una cameriera a ore le risolveva ogni problema domestico, lasciandole la libertà di girare a curiosare per tutta città, concludendo le sue passeggiate nel centrale negozio della cugina.

 Lilia, per la sua innata onestà, fu tra le persone che non presero per vere le chiacchiere su sua cugina, si sentiva lusingata della preferenza che le accordava ed anche le sue clienti mostravano di apprezzare molto i consigli “ dell’americana” che in veste di esperta, si sentiva perfettamente a suo agio.

 Vedere che tante signore pendevano dalle sue labbra quando narrava gli usi dell‘altra parte del mondo e, specialmente nelle descrizioni di abiti osé o di abbigliamenti intimi per valorizzare il corpo, si metteva veramente in cattedra.

 Più alta della cugina, alla quale assomiglia parecchio, Evi, possedeva un corpo scultoreo e delle gambe perfette che non disdegnava di mettere sempre in mostra, inguainate in calze di seta. Le sue movenze erano armoniose per aver esercitato la danza a lungo e sapeva con civetteria calcolare ogni suo atteggiamento per lusingare uomini e donne e quindi era ben accetta da tutti.

 Indubbiamente aveva portato una ventata di aria nuova nella bottega che era stata sempre piuttosto tetra fino a quel momento, perché l’occhio burbero del sor Massimo e la disciplina di Andrea non consentivano amene conversazioni.

 La nuova venuta invece non sottostava alle regole perché amava condire le sue chiacchiere con squillanti risate mentre scrollava la sua inanellata chioma platinata e sbruffava nuvole di fumo dalle numerose sigarette nel lungo bocchino.

 Le signore morigerate frequentatrici di quell’esercizio, pure accettando qualche consiglio sui disegni e colori circa i loro acquisti, non avrebbero mai osato copiare gli abiti da lei indossati, succinti e audaci, si limitavano ad invidiarla nell’ammirare il suo trucco appariscente. Sembrava proprio un attrice e per tale la consideravano.

 II parlare non perfettamente corretto, suscitava la sua gaia autoironia perché, interrompendosi, chiedeva ai presenti, con falsa modestia: “Aiutatemi per favore… sono italiana e non so parlare la mia lingua… Voi per me, siete tutti maestri.”

 Aiutandosi con la mimica raccontava anche barzellette e su qualche strafalcione, un po’ più spinto, detto con giovialità tutti ridevano, disposti a perdonarla.

 Perfino il Massimo che sul principio la guardava con astio, considerandola una intrusa, cominciava ad averne confidenza, vedendo che ne ricavava il beneficio di avere più clienti che venivano proprio per vedere lei.

 Anche fuori dell’uscio sostavano i curiosi attratti da quella bellezza spumeggiante e magari soltanto attraverso l’immagine rimandata dai due specchi ai lati delle vetrine, qualche corteggiatore spasimava per lei. Fra i suoi ammiratori c’era anche Andrea!

 Era rimasto turbato fin dalla prima apparizione e il suo interesse stava subendo un crescendo vertiginoso e l’espressione nuova che si era accesa nei suoi occhi non era sfuggita alla semplice Lilia che cominciava a rimproverarsi di aver accordato troppa condiscendenza a sua cugina che conosceva appena. Per usarle cortesia, visto che trascorreva molto del suo tempo in negozio, l’aveva spesso invitata a desinare con loro.

 Ma una volta in casa, non si faceva scrupolo di mettersi a suo agio con troppa disinvoltura, suscitando il risentimento contenuto di Irene, l’unica alla quale non era mai piaciuta perché aveva capito che era una “scroccona maleducata”.

 Le pene della bottegaia si accrebbero di altri e diversi pensieri e tremò al pensiero che se il suo uomo si era incapricciato così rapidamente voleva dire che non era così insensibile come si era sempre dimostrato e se l’ amore toccava quell’anima gelida,l’avrebbe perduto del tutto e sarebbe stata la fine della compagine familiare.

 Non riusciva a capacitarsi come mai Andrea che aveva sempre avversato le donne appariscenti e poco serie, si fosse convertito ad altre idee.

 Si accrebbe il suo senso d’inferiorità perché non avrebbe mai potuto gareggiare con le arti consumate di quella parente così sconvolgente.

 Ebbe così inizio un periodo di difficoltà per tutta la famiglia fra l’iracondia di Massimo, l’irascibilità di Andrea, l l’insubordinazione dei ragazzi, la stanchezza di Irene, la civetteria di Evi e l’esaurimento di Lilia. 

Il mondo, intanto, si andava modificando nell’apparenza e nella sostanza, le richieste belliche avevano richiesto nuovi materiali e nuove tecniche che al termine della guerra furono immesse nel mercato e per questo le nuove fibre tessili autarchiche presero il posto della lana, della seta e del cotone introvabili e costosissimi.

 Sperimentazioni continue, crearono perfino nuovi tipi di alimentazione,

 Alcune caddero presto nel dimenticatoio perché non davano garanzie per il futuro, ma altre si affermarono perfezionandosi, divenendo di uso comune.

 Anche gli svaghi del popolo furono incrementati con l’ avvio di treni popolari festivi che con modica spesa, purché prenotati, davano la possibilità di viaggiare a tutti che se ne dovevano triplicare le corse. La folla in genere risponde sempre alle evasioni collettive e questo conduceva anche sulle spiagge tanta umanità vociante e…sudante che alla fine il refrigerio che ciascuno si riprometteva alla partenza si trasformava in vera fatica.

 La vita si rappresentava costantemente come rappresentazione pubblica dove si recitava a soggetto con la probabilità di divenire veri protagonisti, in specie per la gioventù, che divenne frenetica e impaziente imitando gl’idoli oltreoceano per i quali deliravano. Un torbido clima di permissione li eccitava e li spingeva ad esibirsi.

 Il carnevale quell’anno portò grosse novità ai Sarducci che avevano acquistata una grossa partita di stoffe laminate, per abiti da sera e che facevano risplendere di fantastici bagliori scaffali e vetrine; autarchici, ma molto costosi perché venivano dalla Francia e che lasciavano prevedere buone vendite.

 Andrea era molto fiero per essersene accaparrata l’esclusiva.

 Era sicuro che ogni sua cliente non avrebbe resistito all’acquisto, in vista dei prossimi veglioni o magari per taglio sufficiente per la confezione di una sciarpa o di qualche guarnizione. Per questo ne aveva riempito il negozio e mettendo le pezze più lussuose, sciorinate sopra il banco di vendita in bella mostra appunto per invogliare le signore all’acquisto. La scaltrezza di consumato venditore, gli suggeriva di porre quelle stoffe alla loro portata, senza usare ulteriori incoraggiamenti verbali e di sicuro sarebbero andate a ruba. Roma era in fermento perché sarebbe stato ripristinato l’uso della sfilata dei carri addobbati e delle mascherate variopinte che avrebbero riportato la vera allegria carnevalesca e c’era poi un’altra novità assoluta che elettrizzava le donne e che le spingeva a seguire la nuova moda dei capelli corti che in America era in uso da tempo unita all’arricciatura permanente.

 In ogni famiglia ove fossero donne di ogni età c’era malcontento e discussioni perché gli uomini non accettarono facilmente di vedere annullato l’ornamento femminile delle lunghe e voluminose chiome.

 Secondo i maschi, sarebbero finiti nel nulla tutti i poemi dedicati ad esse!

 Le donne però furono molto combattive e solidali per portare avanti le loro argomentazioni all’insegna dell’igiene, dell’ordine e della rapidità.

 Specialmente le più giovani furono svelte a sacrificare i loro capelli, vendendoli ai loro parrucchieri che sapevano che i capelli italiani erano sempre stati i più ricercati per la confezione di parrucche.

 Furono talmente tante e invitanti le testine arricciate che cominciarono a circolare che anche le madri di famiglia, bloccate dai divieti dei loro consorti, di dichiararono pronte alla separazione pur di tagliarsi i capelli.

 Com’era prevedibile, l’Americana fu una delle prime a sacrificare la sua fluente chioma platinata che non era poi lunghissima.

 La moda sa sempre dettare legge e le donne sono sempre pronte a seguirla.

 L’ambiziosa Evi che non aveva da chiedere permessi a chicchessia, libera com’era, seguiva da sempre le mode più audaci senza curarsi né dei sussurrii né dei pettegolezzi che il suo passaggio suscitava, lei non badava all’ invidia o all’ammirazione degli altri, era sufficiente che facesse colpo su uomini e donne.

 E colpo, stavolta, ne fece anche troppa, più del previsto allorché si presentò tutta sfolgorante con la sua nuova acconciatura. Il marito di sua cugina specialmente rimase incantato. La luce nuova che vide sul bellissimo volto che già ammirava, ma che fino al giorno avanti restava semi coperto dai capelli fluenti ch’ella scrollava in continuazione le apparve delineato dalle onde artificiali lo colpì sì tanto che non seppe reprimere la sua esclamazione di plauso. Vi aggiunse anche le motivazioni di approvazione che furono per la maliarda ragazza, la dichiarazione d’amore che aspettava.

 Andrea calcò molto la sua intelligenza per avere optato per il taglio corto, precisando:” si vede che si una donna intelligente e dinamica perché hai compreso i vantaggi che ne trarrai,farai toeletta in un attimo e non dovrai cercare sempre le forcine, come fanno le altre…Ogni donna che tiene alla pulizia e alla sveltezza dovrebbe seguire il tuo esempio, sei stata proprio brava.”

 Aveva parlato senza curarsi della presenza del padre e specialmente di sua moglie che moglie che ammutolì sbalordita e imbarazzata continuando, senza parere, a servire un cliente. Per due o tre giorni, non riuscì a dormire, rimuginando i complimenti di Andrea,

 Possibile che proprio lui che aveva rifiutato il permesso alla loro figlia, approvasse quella moda che aveva tanto biasimata? Per Bice erano state molto diverse le parole che aveva usato per farle cambiare idea.

 “Sarai mica diventata matta per volerti tagliare le trecce? Mai e poi mai! Le donne debbono portare i capelli lunghi perché il loro più bell’ornamento. Coi capelli corti rassomiglieresti a un maschiaccio, sai che bellezza!“

 Il malgarbo del padre fecero piangere a lungo la povera Bice che stava vedendo che una ad una tutte le sue coetanee vicine di casa e di bottega l’avevano avuta vinta dai loro genitori. Come poteva quell’uomo cocciuto, con le sue convinzioni radicate, aver cambiato idea repentinamente?

 Lilia non era tanto sciocca da non comprenderne il vero significato, ma non volle darsi per vinta e, per la prima volta decise di fargliela pagare.

 La gelosia è una molla potente che non consiglia per il meglio chi ne è accecato e Andrea non faceva nulla per nascondere il suo morboso interessamento per quella parente invadente e spregiudicata che la stessa fomentava facendo la civetta con qualche cliente e, accettando pure qualche invito a cena o al cinema.

 Il commerciante allora la rimproverava aspramente accecato dall’ira come se quella donna le appartenesse e sindacava ogni sua mossa e alle di lei rimostranze giungeva persino a chiederle scusa con accento implorante, temendo che mettesse in pratica la minaccia di disertare la bottega e questa ipotesi lo faceva impazzire.

 La povera moglie avrebbe voluto sprofondare per non essere presente a quei battibecchi da innamorati, ripromettendosi di agire in qualche modo e, intanto, vi si logorava l’anima. A chi parlare dei suoi dubbi? Si vergognava anche di portare quell’argomento allo scoperto perché come solito, suo marito l’avrebbe fatta passare per una visionaria perché effettivamente quei due non avevano mai avuto un’occasione per rimanere soli.

 Era un problema delicato che doveva risolvere da sola per ristabilire i giusti ruoli.

 Provò a esaminare la sua immagine allo specchio osservando che era molto simile a quella di Evi, la differenza stava nel trucco che lei usava che la rendeva sofisticata, ma Lilia non sarebbe mai stata capace d’impiastricciarsi il viso in quel modo e quindi doveva trovare il sistema per apparire più giovane e fare ingelosire suo marito, il quale aveva sempre disprezzate e criticate le donne troppo appariscenti, delle quali, soleva dire: “Vorrei vederle al mattino, appena levate dal letto, chissà che orrore! … Sono proprio le più brutte che hanno bisogno del trucco per uscire di casa.”

 E adesso aveva cambiato giudizio, incantato dalle arti maliziose di quella cugina sfrontata che, per principio, avrebbe dovuto allontanare da se un padre di famiglia quasi parente, ma quell’incosciente, non pensava neppure alla probabile rovina di una famiglia. Lilia aveva sempre avuta fiducia in suo marito.

 Dopo qualche dubbio, all’inizio del matrimonio, aveva capito che il suo uomo era alieno dal provare sentimenti conturbanti verso donnine facili e intraprendenti, ne aveva avuta qualche prova anche a negozio, come suo padre pensava solo all’incasso.

 La bottegaia con la sua anima trasparente si coinvolgeva in ragionamenti insoliti e si rimproverava pure di essere stata poco possessiva e invadente con lui, ma le iniziative erotiche non le si confacevano; ma cominciava a capire che forse gli uomini desiderano venire attirati con arti subdole.

 Dov’era l’amore semplice e sincero? Forse non esiste? E lei stessa era stata mai veramente amata da Andrea?

 Si poneva mille domande perché capiva che era stato solamente l’asservimento a lui e alla bottega che glielo avevano tenuto legato perché stava scoprendo in lui atteggiamenti e sguardi diversi che per la propria moglie non c’erano mai stati.

 Anche il suo cuore arido sapeva battere più svelto per una donna.

 Era vero purtroppo che gli uomini più rigidi, intransigenti e moralisti con le donne della propria famiglia, s’inchinano, condiscendenti e ammirati dinanzi a quelle che gli tengono testa e come vigliacchi subiscono la loro supremazia, restandone schiavizzati.

 Doveva a qualunque costo rimediare a questo stato di cose, se ancora era in tempo, dimostrare che non era poi quella succube sciocca che tutti credevano,

 Convinta che suo marito nel manifestare tanta approvazione per i capelli corti di Evi, avesse inteso lanciarle una sfida, sicuro che alla moglie non sarebbe mai venuto in mente di fare altrettanto, Lilia invece,la raccolse quella sfida e volle coinvolgervi anche la figlia, assumendosi tutta la responsabilità della sua iniziativa.

 La sua decisione ormai era presa, senza il consiglio di alcuno e senza che nessuno ne sapesse nulla.
Approfittando del primo pomeriggio, in quelle due o tre ore che suo marito trascorreva nella sala da biliardo, prima di rientrare a bottega, rivelò la sua intenzione a sua figlia che in un attimo fu pronta a seguirla, destando qualche perplessità in nonna Irene per l’uscita anticipata, veramente insolita poiché l’aiuto della ragazza necessitava soltanto quando c’era da sistemare e prezzare nuovi articoli, ma in quel periodo non erano previsti arrivi di merce.
La piccola bottegaia, non chiarì neppure a lei dove era diretta, l’avrebbe visto coi suoi occhi a cose fatte.

 Con un forte batticuore pensò che finalmente agiva da madre assumendosi il compito di esaudire un desiderio della figliola perché non era giusto dire sempre no alle richieste dei figli e far loro sospirare qualunque permesso.

 Ebbene! …Il permesso lo avrebbe dato la mamma, questa volta! Se poi Andrea se ne fosse risentito, poco male, i capelli crescono in breve e sarebbe rimasto solo il ricordo di una ennesima arrabbiatura per tutti.

 Non abituata a simili iniziative, si sentiva agitata mentre chiedeva alla parrucchiera di eseguire il lavoro molto celermente. Madre e figlia erano molto eccitate e altrettanto in tensione nel momento che si accinsero a dare l’addio alle loro chiome che oltre shampoo e “spuntatine” casalinghe, non avevano mai conosciuto trattamenti…. di bellezza.

 Sedute in due poltroncine affiancate, videro dagli specchi frontali, scivolare in terra loro capelli, subito raccolti e legati dalla inserviente, ma Bice con gesto istintivo allungò la sua mano quasi a trattenerli mentre nel cuore sentì un tuffo.

 Quella massa di capelli neri le sembrò immensa così sparpagliata, dacché era nata l’aveva sempre raccolta in trecce e chissà quanto tempo ci sarebbe voluto affinché tornassero così lunghi? In quel momento, la madre, si rese conto che la disapprovazione paterna sarebbe stata sicura, ma il provvidenziale intervento dell’acconciatrice la distrasse perché stava osservando un altro particolare, non meno importante: “Sono sicura, cara signorina che nessuno la riconoscerà perché sembrerà più grande e troverà subito marito!”

Rivolgendosi poi dalla sua parte continuò: “ Invece la mamma sembrerà più giovane! “

Sicuramente, la signora era solita fare quelle battute, ma Lilia si sentì a disagio mentre Bice la prese a ridere.

Mamma Lilia a questo non aveva pensato davvero…che sua figlia, coni capelli corti e permanente diventasse di colpo … più grande ed era proprio questo il risultato della sua iniziativa… Comprese di essere stata una sconsiderata per aver agito con tanta furia, soltanto per gareggiare con sua cugina, ma seppe controllarsi per non rovinare alla figlia la gioia di quella novità.

Dopo il lavaggio e l’ arrotolamento negli speciali bigodini, i capelli permeati dello speciale fissatore liquido, furono pronti per la …cottura elettrica che avrebbe fissato i ricci per una dozzina di mesi..

L’insopportabile calore per una lunga ora, fu una vera tortura per entrambe, nuovo sciazmpoo e messa in piega, seguita da una ulteriore asciugatura sotto il casco.

Fu una esperienza lunga e laboriosa che le fece sudare.

Quando uscirono avevano il viso in fiamme ed erano molto accaldate.

Bice apparve veramente trasformata, sembrò quasi più matura di sua madre che così minuta, aveva ripreso il suo aspetto giovanile. L’aria gelida di febbraio le fece rabbrividire, ma senza badarvi troppo perché avevano premura di giungere al più presto da chi le stava sicuramente aspettando, si misero a correre.

Lo videro contemporaneamente che scrutava qua e là, fermo sulla soglia di bottega, con le braccia conserte, ma non appena le vide, capì e rientrò.

Esse ne furono quasi contente e tirarono un sospiro di sollievo perché si aspettavano un aspro richiamo a voce alta e, per calmare il loro ansimare, ripresero una andatura meno veloce.

Credettero ingenuamente, che data l’ora inoltrata, egli avrebbe rimandate le spiegazioni e i rimproveri al rientro in casa, consce di dover battagliare per un po’, erano decise a prendersi rabbuffi e male parole senza rispondere troppo.

Nulla di questo invece perché l’uomo da vero selvaggio, investì Lilia che per prima mise piede all’interno, con una gragnuola di pugni e schiaffi che la fecero barcollare, a prima che cadesse, prendendola per i capelli, la trascinò nel retro bottega ove c’era un lavandino e tenendo ferma la povera donna che si divincolava aprì il rubinetto dell’acqua sulla sua testa ancora calda.

Fu una vera interminabile sevizia alla quale nessuno era preparato e che lasciò esterrefatti tutti i presenti, compresi un paio di clienti che si affrettarono ad eclissarsi.

Il vecchio Massimo che aveva cercato di fermare il figlio in quell’atto criminoso fu respinto di malagrazia con un calcio, Bice annichilita da tanta furia imprevedibile, mugolava fra i singhiozzi, invocando la madre che gemeva pesta e dolente.

Le manovre del nonno riuscirono in qualche modo a rallentare la presa di colui che pareva diventato un ossesso, permettendo alla povera vittima di riemergere, scarmigliata, dolente, e completamente fradicia.

Lilia, resa incosciente da quell’assalto furioso, si trascinò sulla pedana del banco di vendita aggrappandosi alle stoffe splendenti che vi erano esposte, senza badarvi, ma suo marito con un balzo le fu sopra perché non le sporcasse di acqua e sangue,

Nell’ istante che il suo aguzzino stava per scansarla dal banco, tornò nella martoriata Lilia un lampo di lucidità e, con uno scatto di rabbia, afferrò il più possibile di quei tessuti pregiati strofinandoseli addosso come fossero asciugamani e forsennatamente le calpestò sul pavimento bagnato.

Udiva la voce di colui che non sembrava neppure un essere umano che gridava al suo indirizzo: “Che fai, disgraziata?….Non toccare le stoffe che sei tutta bagnata.”

Andrea che non si aspettava quel gesto da colei che aveva quasi stroncata poco prima, le fu ancora addosso tempestandola di calci e pugni, ma fu Bice stavolta che trovò la forza di trascinare via la madre, che invece di piangere rideva…rideva…rideva.

 


segue

 

PREFAZIONE
Sec. parte
seguito 3
seguito 4