ROMANZO
STORICO
in
tre parti
SECONDA
PARTE
(2)
Beatrice
e Bruno andavano rivelando due nature discordi che generavano le stesse
baruffe che anni addietro accadevano fra il loro padre e la zia Aurora.
Questo si ingegnava di far presente, la nonna, a mamma Lilia
che se ne accorava.
Non sembravano più fratelli, ma due nemici, quando si
accapigliavano per i più futili motivi perché erano come due muletti
testardi e niuno voleva cedere all’altro mentre la piccola Bertilla
giocava tranquilla per suo conto.
La facile impulsività dei più grandi si era venuta
sviluppando nel clima elettrico che era sempre regnato in casa dal momento
che il padre e il nonno avevano sempre dato il via a scene incresciose a
pranzo, a cena e a colazione gli unici momenti in cui, la famiglia
riunita, avrebbe dovuto consumare i pasti in santa pace.
Anche se alla sera, i bambini erano già coricati, al rientro
dei due uomini sorgeva sempre qualche alterco che finiva per svegliarli e
questo non giovava sicuramente ad una loro crescita serena.
Ciò che,specialmente li rendeva intolleranti, era nel vedere
che i cibi degli uomini erano più ricercati dei loro perché questa era
un’altra usanza immessa dal nonno ai suoi tempi e che anche il loro
padre aveva fatta sua.
Tagli di carne scelta, pesci costosi e frutta scelta, tutte
cose che non erano per gli altri, neppure per le donne; quei piatti
cucinati che spandevano i loro profumi per tutta la casa solleticava la
loro golosità che qualche volta li spingeva a rifiutare i cibi più
ordinari.
Beatrice ad esempio non sopportava il minestrone di pasta e
broccoli, qualche volta finiva per vomitarlo subito dopo averlo mangiato
di malavoglia.
Bruno invece, facendo il furbo, rubacchiava qualche
“frittino” come li chiamava mentre la padella friggeva rendendo
croccante il fritto di carciofi, zucchine, fettine impanate o altre cose
profumate, più volte ne aveva riportate delle scottature che non erano
passate inosservate; il ragazzo, crescendo, vedeva con invidia
l’abbigliamento ricercato che suo padre continuava ad usare come sua
abitudine mentre lui si doveva accontentare di ciò che continuava a
confezionare la nonna.
I ragazzi erano insoddisfatti e si sentivano sconfortati.
Dall’America si rifece viva Evelina, cugina di Lilia e sua coetanea che
dall’età un anno si era trasferita oltre oceano coi genitori emigranti.
Figlia della sorella della signora Elvira, era stata in
corrispondenza con lei fino alla morte dei genitori, a breve distanza
l’uno dall’altra, ma erano anni oramai che nessuno ne aveva più avuto
notizia. Il suo arrivo fu quindi
una grande sorpresa.
“Sentivo troppo forte il desiderio di rivedere i miei
parenti e di conoscere la mia terra!“ Con queste parole giustificò il
suo ritorno senza preavviso aggiungendo che non se la sentiva da sola di
mandare avanti la piccola fabbrica artigianale di borse e cinture in pelle
che le avevano lasciata i genitori e suscitando la tenerezza dei suoi nel
dire: “ Sola e senza affetti, tanto vale vivere in Italia!“
La biondissima Evi parve sincera e piena di affetto verso i
familiari che aveva ritrovato a Roma, ma il suo modo un po’ troppo
spregiudicato cominciò a far serpeggiare qualche dicerìa, specialmente
allorché qualcuno rientrato dall’America cominciò a raccontare
qualcosa di lei. Si diceva che i
genitori fossero morti di crepacuore per il comportamento peccaminoso
della loro unica figlia che non aveva mai voluto saperne di condividere il
loro modesto lavoro di artigiani, anzi.un bel giorno, si era dileguata per
andare a fare la ballerina di fila in locali non troppo edificanti con
grande vergogna dei suoi. Giovane
e bella non mancò di suscitare interessi maschili, ma la corte che la
fece capitolare fu quella di un ricco possidente che per lei cominciò a
fare pazzie.
La relazione si protrasse fra alterne vicende fra vari
scabrosi episodi dovuti al fatto che la ballerinetta non disdegnava
contemporaneamente la corte di qualcuno più giovane.
Fu la famiglia dell’agiato anziano che per soffocare lo
scandalo fece sì che ella si allontanasse per sempre elargendole una
fortuna. Nessuno avrebbe potuto
giurare sulla veridicità di questo suo passato, ma tutto il suo
comportamento spregiudicato dimostrava che era esperta in molte cose. Si
era istallata in un ben arredato appartamentino di Prati, ove gli affitti
erano piuttosto salati perché moderni e una cameriera a ore le risolveva
ogni problema domestico, lasciandole la libertà di girare a curiosare per
tutta città, concludendo le sue passeggiate nel centrale negozio della
cugina.
Lilia, per la sua innata onestà, fu tra le persone che non
presero per vere le chiacchiere su sua cugina, si sentiva lusingata della
preferenza che le accordava ed anche le sue clienti mostravano di
apprezzare molto i consigli “ dell’americana” che in veste di
esperta, si sentiva perfettamente a suo agio.
Vedere che tante signore pendevano dalle sue labbra quando
narrava gli usi dell‘altra parte del mondo e, specialmente nelle
descrizioni di abiti osé o di abbigliamenti intimi per valorizzare il
corpo, si metteva veramente in cattedra.
Più alta della cugina, alla quale assomiglia parecchio, Evi,
possedeva un corpo scultoreo e delle gambe perfette che non disdegnava di
mettere sempre in mostra, inguainate in calze di seta. Le
sue movenze erano armoniose per aver esercitato la danza a lungo e sapeva
con civetteria calcolare ogni suo atteggiamento per lusingare uomini e
donne e quindi era ben accetta da tutti.
Indubbiamente aveva portato una ventata di aria nuova nella
bottega che era stata sempre piuttosto tetra fino a quel momento, perché
l’occhio burbero del sor Massimo e la disciplina di Andrea non
consentivano amene conversazioni.
La nuova venuta invece non sottostava alle regole perché
amava condire le sue chiacchiere con squillanti risate mentre scrollava la
sua inanellata chioma platinata e sbruffava nuvole di fumo dalle numerose
sigarette nel lungo bocchino.
Le signore morigerate frequentatrici di quell’esercizio,
pure accettando qualche consiglio sui disegni e colori circa i loro
acquisti, non avrebbero mai osato copiare gli abiti da lei indossati,
succinti e audaci, si limitavano ad invidiarla nell’ammirare il suo
trucco appariscente. Sembrava
proprio un attrice e per tale la consideravano.
II parlare non perfettamente corretto, suscitava la sua gaia
autoironia perché, interrompendosi, chiedeva ai presenti, con falsa
modestia: “Aiutatemi per favore… sono italiana e non so parlare la mia
lingua… Voi per me, siete tutti maestri.”
Aiutandosi con la mimica raccontava anche barzellette e su
qualche strafalcione, un po’ più spinto, detto con giovialità tutti
ridevano, disposti a perdonarla.
Perfino il Massimo che sul principio la guardava con astio,
considerandola una intrusa, cominciava ad averne confidenza, vedendo che
ne ricavava il beneficio di avere più clienti che venivano proprio per
vedere lei.
Anche fuori dell’uscio sostavano i curiosi attratti da
quella bellezza spumeggiante e magari soltanto attraverso l’immagine
rimandata dai due specchi ai lati delle vetrine, qualche corteggiatore
spasimava per lei. Fra i suoi
ammiratori c’era anche Andrea!
Era rimasto turbato fin dalla prima apparizione e il suo
interesse stava subendo un crescendo vertiginoso e l’espressione nuova
che si era accesa nei suoi occhi non era sfuggita alla semplice Lilia che
cominciava a rimproverarsi di aver accordato troppa condiscendenza a sua
cugina che conosceva appena. Per
usarle cortesia, visto che trascorreva molto del suo tempo in negozio,
l’aveva spesso invitata a desinare con loro.
Ma una volta in casa, non si faceva scrupolo di mettersi a suo
agio con troppa disinvoltura, suscitando il risentimento contenuto di
Irene, l’unica alla quale non era mai piaciuta perché aveva capito che
era una “scroccona maleducata”.
Le pene della bottegaia si accrebbero di altri e diversi
pensieri e tremò al pensiero che se il suo uomo si era incapricciato così
rapidamente voleva dire che non era così insensibile come si era sempre
dimostrato e se l’ amore toccava quell’anima gelida,l’avrebbe
perduto del tutto e sarebbe stata la fine della compagine familiare.
Non riusciva a capacitarsi come mai Andrea che aveva sempre
avversato le donne appariscenti e poco serie, si fosse convertito ad altre
idee.
Si accrebbe il suo senso d’inferiorità perché non avrebbe
mai potuto gareggiare con le arti consumate di quella parente così
sconvolgente.
Ebbe così inizio un periodo di difficoltà per tutta la
famiglia fra l’iracondia di Massimo, l’irascibilità di Andrea, l
l’insubordinazione dei ragazzi, la stanchezza di Irene, la civetteria di
Evi e l’esaurimento di Lilia.
Il
mondo, intanto, si andava modificando nell’apparenza e nella sostanza,
le richieste belliche avevano richiesto nuovi materiali e nuove tecniche
che al termine della guerra furono immesse nel mercato e per questo le
nuove fibre tessili autarchiche presero il posto della lana, della seta e
del cotone introvabili e costosissimi.
Sperimentazioni continue, crearono perfino nuovi tipi di
alimentazione,
Alcune caddero presto nel dimenticatoio perché non davano
garanzie per il futuro, ma altre si affermarono perfezionandosi, divenendo
di uso comune.
Anche gli svaghi del popolo furono incrementati con l’ avvio
di treni popolari festivi che con modica spesa, purché prenotati, davano
la possibilità di viaggiare a tutti che se ne dovevano triplicare le
corse. La folla in genere
risponde sempre alle evasioni collettive e questo conduceva anche sulle
spiagge tanta umanità vociante e…sudante che alla fine il refrigerio
che ciascuno si riprometteva alla partenza si trasformava in vera fatica.
La vita si rappresentava costantemente come rappresentazione
pubblica dove si recitava a soggetto con la probabilità di divenire veri
protagonisti, in specie per la gioventù, che divenne frenetica e
impaziente imitando gl’idoli oltreoceano per i quali deliravano. Un
torbido clima di permissione li eccitava e li spingeva ad esibirsi.
Il carnevale quell’anno portò grosse novità ai Sarducci
che avevano acquistata una grossa partita di stoffe laminate, per abiti da
sera e che facevano risplendere di fantastici bagliori scaffali e vetrine;
autarchici, ma molto costosi perché venivano dalla Francia e che
lasciavano prevedere buone vendite.
Andrea era molto fiero per essersene accaparrata
l’esclusiva.
Era sicuro che ogni sua cliente non avrebbe resistito
all’acquisto, in vista dei prossimi veglioni o magari per taglio
sufficiente per la confezione di una sciarpa o di qualche guarnizione. Per
questo ne aveva riempito il negozio e mettendo le pezze più lussuose,
sciorinate sopra il banco di vendita in bella mostra appunto per
invogliare le signore all’acquisto. La
scaltrezza di consumato venditore, gli suggeriva di porre quelle stoffe
alla loro portata, senza usare ulteriori incoraggiamenti verbali e di
sicuro sarebbero andate a ruba. Roma
era in fermento perché sarebbe stato ripristinato l’uso della sfilata
dei carri addobbati e delle mascherate variopinte che avrebbero riportato
la vera allegria carnevalesca e c’era poi un’altra novità assoluta
che elettrizzava le donne e che le spingeva a seguire la nuova moda dei
capelli corti che in America era in uso da tempo unita all’arricciatura
permanente.
In ogni famiglia ove fossero donne di ogni età c’era
malcontento e discussioni perché gli uomini non accettarono facilmente di
vedere annullato l’ornamento femminile delle lunghe e voluminose chiome.
Secondo i maschi, sarebbero finiti nel nulla tutti i poemi
dedicati ad esse!
Le donne però furono molto combattive e solidali per portare
avanti le loro argomentazioni all’insegna dell’igiene, dell’ordine e
della rapidità.
Specialmente le più giovani furono svelte a sacrificare i
loro capelli, vendendoli ai loro parrucchieri che sapevano che i capelli
italiani erano sempre stati i più ricercati per la confezione di
parrucche.
Furono talmente tante e invitanti le testine arricciate che
cominciarono a circolare che anche le madri di famiglia, bloccate dai
divieti dei loro consorti, di dichiararono pronte alla separazione pur di
tagliarsi i capelli.
Com’era prevedibile, l’Americana fu una delle prime a
sacrificare la sua fluente chioma platinata che non era poi lunghissima.
La moda sa sempre dettare legge e le donne sono sempre pronte
a seguirla.
L’ambiziosa Evi che non aveva da chiedere permessi a
chicchessia, libera com’era, seguiva da sempre le mode più audaci senza
curarsi né dei sussurrii né dei pettegolezzi che il suo passaggio
suscitava, lei non badava all’ invidia o all’ammirazione degli altri,
era sufficiente che facesse colpo su uomini e donne.
E colpo, stavolta, ne fece anche troppa, più del previsto
allorché si presentò tutta sfolgorante con la sua nuova acconciatura. Il
marito di sua cugina specialmente rimase incantato. La
luce nuova che vide sul bellissimo volto che già ammirava, ma che fino al
giorno avanti restava semi coperto dai capelli fluenti ch’ella scrollava
in continuazione le apparve delineato dalle onde artificiali lo colpì sì
tanto che non seppe reprimere la sua esclamazione di plauso. Vi
aggiunse anche le motivazioni di approvazione che furono per la maliarda
ragazza, la dichiarazione d’amore che aspettava.
Andrea calcò molto la sua intelligenza per avere optato per
il taglio corto, precisando:” si vede che si una donna intelligente e
dinamica perché hai compreso i vantaggi che ne trarrai,farai toeletta in
un attimo e non dovrai cercare sempre le forcine, come fanno le
altre…Ogni donna che tiene alla pulizia e alla sveltezza dovrebbe
seguire il tuo esempio, sei stata proprio brava.”
Aveva parlato senza curarsi della presenza del padre e
specialmente di sua moglie che moglie che ammutolì sbalordita e
imbarazzata continuando, senza parere, a servire un cliente. Per
due o tre giorni, non riuscì a dormire, rimuginando i complimenti di
Andrea,
Possibile che proprio lui che aveva rifiutato il permesso alla
loro figlia, approvasse quella moda che aveva tanto biasimata? Per
Bice erano state molto diverse le parole che aveva usato per farle
cambiare idea.
“Sarai mica diventata matta per volerti tagliare le trecce?
Mai e poi mai! Le donne debbono
portare i capelli lunghi perché il loro più bell’ornamento. Coi
capelli corti rassomiglieresti a un maschiaccio, sai che bellezza!“
Il malgarbo del padre fecero piangere a lungo la povera Bice
che stava vedendo che una ad una tutte le sue coetanee vicine di casa e di
bottega l’avevano avuta vinta dai loro genitori. Come
poteva quell’uomo cocciuto, con le sue convinzioni radicate, aver
cambiato idea repentinamente?
Lilia non era tanto sciocca da non comprenderne il vero
significato, ma non volle darsi per vinta e, per la prima volta decise di
fargliela pagare.
La gelosia è una molla potente che non consiglia per il
meglio chi ne è accecato e Andrea non faceva nulla per nascondere il suo
morboso interessamento per quella parente invadente e spregiudicata che la
stessa fomentava facendo la civetta con qualche cliente e, accettando pure
qualche invito a cena o al cinema.
Il commerciante allora la rimproverava aspramente accecato
dall’ira come se quella donna le appartenesse e sindacava ogni sua mossa
e alle di lei rimostranze giungeva persino a chiederle scusa con accento
implorante, temendo che mettesse in pratica la minaccia di disertare la
bottega e questa ipotesi lo faceva impazzire.
La povera moglie avrebbe voluto sprofondare per non essere
presente a quei battibecchi da innamorati, ripromettendosi di agire in
qualche modo e, intanto, vi si logorava l’anima. A
chi parlare dei suoi dubbi? Si vergognava anche di portare
quell’argomento allo scoperto perché come solito, suo marito
l’avrebbe fatta passare per una visionaria perché effettivamente quei
due non avevano mai avuto un’occasione per rimanere soli.
Era un problema delicato che doveva risolvere da sola per
ristabilire i giusti ruoli.
Provò a esaminare la sua immagine allo specchio osservando
che era molto simile a quella di Evi, la differenza stava nel trucco che
lei usava che la rendeva sofisticata, ma Lilia non sarebbe mai stata
capace d’impiastricciarsi il viso in quel modo e quindi doveva trovare
il sistema per apparire più giovane e fare ingelosire suo marito, il
quale aveva sempre disprezzate e criticate le donne troppo appariscenti,
delle quali, soleva dire: “Vorrei vederle al mattino, appena levate dal
letto, chissà che orrore! … Sono proprio le più brutte che hanno
bisogno del trucco per uscire di casa.”
E adesso aveva cambiato giudizio, incantato dalle arti
maliziose di quella cugina sfrontata che, per principio, avrebbe dovuto
allontanare da se un padre di famiglia quasi parente, ma
quell’incosciente, non pensava neppure alla probabile rovina di una
famiglia. Lilia aveva sempre
avuta fiducia in suo marito.
Dopo qualche dubbio, all’inizio del matrimonio, aveva capito
che il suo uomo era alieno dal provare sentimenti conturbanti verso
donnine facili e intraprendenti, ne aveva avuta qualche prova anche a
negozio, come suo padre pensava solo all’incasso.
La bottegaia con la sua anima trasparente si coinvolgeva in
ragionamenti insoliti e si rimproverava pure di essere stata poco
possessiva e invadente con lui, ma le iniziative erotiche non le si
confacevano; ma cominciava a capire che forse gli uomini desiderano venire
attirati con arti subdole.
Dov’era l’amore semplice e sincero? Forse
non esiste? E lei stessa era stata mai veramente amata da Andrea?
Si poneva mille domande perché capiva che era stato solamente
l’asservimento a lui e alla bottega che glielo avevano tenuto legato
perché stava scoprendo in lui atteggiamenti e sguardi diversi che per la
propria moglie non c’erano mai stati.
Anche il suo cuore arido sapeva battere più svelto per una
donna.
Era vero purtroppo che gli uomini più rigidi, intransigenti e
moralisti con le donne della propria famiglia, s’inchinano,
condiscendenti e ammirati dinanzi a quelle che gli tengono testa e come
vigliacchi subiscono la loro supremazia, restandone schiavizzati.
Doveva a qualunque costo rimediare a questo stato di cose, se
ancora era in tempo, dimostrare che non era poi quella succube sciocca che
tutti credevano,
Convinta che suo marito nel manifestare tanta approvazione per
i capelli corti di Evi, avesse inteso lanciarle una sfida, sicuro che alla
moglie non sarebbe mai venuto in mente di fare altrettanto, Lilia
invece,la raccolse quella sfida e volle coinvolgervi anche la figlia,
assumendosi tutta la responsabilità della sua iniziativa.
La sua decisione ormai era presa, senza il consiglio di alcuno
e senza che nessuno ne sapesse nulla.
Approfittando del primo pomeriggio, in quelle due o tre ore che suo marito
trascorreva nella sala da biliardo, prima di rientrare a bottega, rivelò
la sua intenzione a sua figlia che in un attimo fu pronta a seguirla,
destando qualche perplessità in nonna Irene per l’uscita anticipata,
veramente insolita poiché l’aiuto della ragazza necessitava soltanto
quando c’era da sistemare e prezzare nuovi articoli, ma in quel periodo
non erano previsti arrivi di merce. La
piccola bottegaia, non chiarì neppure a lei dove era diretta, l’avrebbe
visto coi suoi occhi a cose fatte.
Con un forte batticuore pensò che finalmente agiva da madre
assumendosi il compito di esaudire un desiderio della figliola perché non
era giusto dire sempre no alle richieste dei figli e far loro sospirare
qualunque permesso.
Ebbene! …Il permesso lo avrebbe dato la mamma, questa volta!
Se poi Andrea se ne fosse
risentito, poco male, i capelli crescono in breve e sarebbe rimasto solo
il ricordo di una ennesima arrabbiatura per tutti.
Non abituata a simili iniziative, si sentiva agitata mentre
chiedeva alla parrucchiera di eseguire il lavoro molto celermente. Madre
e figlia erano molto eccitate e altrettanto in tensione nel momento che si
accinsero a dare l’addio alle loro chiome che oltre shampoo e
“spuntatine” casalinghe, non avevano mai conosciuto trattamenti…. di
bellezza.
Sedute in due poltroncine affiancate, videro dagli specchi
frontali, scivolare in terra loro capelli, subito raccolti e legati dalla
inserviente, ma Bice con gesto istintivo allungò la sua mano quasi a
trattenerli mentre nel cuore sentì un tuffo.
Quella massa di capelli neri le sembrò immensa così
sparpagliata, dacché era nata l’aveva sempre raccolta in trecce e chissà
quanto tempo ci sarebbe voluto affinché tornassero così lunghi? In
quel momento, la madre, si rese conto che la disapprovazione paterna
sarebbe stata sicura, ma il provvidenziale intervento dell’acconciatrice
la distrasse perché stava osservando un altro particolare, non meno
importante: “Sono sicura, cara signorina che nessuno la riconoscerà
perché sembrerà più grande e troverà subito marito!”
Rivolgendosi
poi dalla sua parte continuò: “ Invece la mamma sembrerà più giovane!
“
Sicuramente,
la signora era solita fare quelle battute, ma Lilia si sentì a disagio
mentre Bice la prese a ridere.
Mamma
Lilia a questo non aveva pensato davvero…che sua figlia, coni capelli
corti e permanente diventasse di colpo … più grande ed era proprio
questo il risultato della sua iniziativa… Comprese
di essere stata una sconsiderata per aver agito con tanta furia, soltanto
per gareggiare con sua cugina, ma seppe controllarsi per non rovinare alla
figlia la gioia di quella novità.
Dopo
il lavaggio e l’ arrotolamento negli speciali bigodini, i capelli
permeati dello speciale fissatore liquido, furono pronti per la …cottura
elettrica che avrebbe fissato i ricci per una dozzina di mesi..
L’insopportabile
calore per una lunga ora, fu una vera tortura per entrambe, nuovo
sciazmpoo e messa in piega, seguita da una ulteriore asciugatura sotto il
casco.
Fu
una esperienza lunga e laboriosa che le fece sudare.
Quando
uscirono avevano il viso in fiamme ed erano molto accaldate.
Bice
apparve veramente trasformata, sembrò quasi più matura di sua madre che
così minuta, aveva ripreso il suo aspetto giovanile. L’aria
gelida di febbraio le fece rabbrividire, ma senza badarvi troppo perché
avevano premura di giungere al più presto da chi le stava sicuramente
aspettando, si misero a correre.
Lo
videro contemporaneamente che scrutava qua e là, fermo sulla soglia di
bottega, con le braccia conserte, ma non appena le vide, capì e rientrò.
Esse
ne furono quasi contente e tirarono un sospiro di sollievo perché si
aspettavano un aspro richiamo a voce alta e, per calmare il loro ansimare,
ripresero una andatura meno veloce.
Credettero
ingenuamente, che data l’ora inoltrata, egli avrebbe rimandate le
spiegazioni e i rimproveri al rientro in casa, consce di dover battagliare
per un po’, erano decise a prendersi rabbuffi e male parole senza
rispondere troppo.
Nulla
di questo invece perché l’uomo da vero selvaggio, investì Lilia che
per prima mise piede all’interno, con una gragnuola di pugni e schiaffi
che la fecero barcollare, a prima che cadesse, prendendola per i capelli,
la trascinò nel retro bottega ove c’era un lavandino e tenendo ferma la
povera donna che si divincolava aprì il rubinetto dell’acqua sulla sua
testa ancora calda.
Fu
una vera interminabile sevizia alla quale nessuno era preparato e che
lasciò esterrefatti tutti i presenti, compresi un paio di clienti che si
affrettarono ad eclissarsi.
Il
vecchio Massimo che aveva cercato di fermare il figlio in quell’atto
criminoso fu respinto di malagrazia con un calcio, Bice annichilita da
tanta furia imprevedibile, mugolava fra i singhiozzi, invocando la madre
che gemeva pesta e dolente.
Le
manovre del nonno riuscirono in qualche modo a rallentare la presa di
colui che pareva diventato un ossesso, permettendo alla povera vittima di
riemergere, scarmigliata, dolente, e completamente fradicia.
Lilia,
resa incosciente da quell’assalto furioso, si trascinò sulla pedana del
banco di vendita aggrappandosi alle stoffe splendenti che vi erano
esposte, senza badarvi, ma suo marito con un balzo le fu sopra perché non
le sporcasse di acqua e sangue,
Nell’
istante che il suo aguzzino stava per scansarla dal banco, tornò nella
martoriata Lilia un lampo di lucidità e, con uno scatto di rabbia, afferrò
il più possibile di quei tessuti pregiati strofinandoseli addosso come
fossero asciugamani e forsennatamente le calpestò sul pavimento bagnato.
Udiva
la voce di colui che non sembrava neppure un essere umano che gridava al
suo indirizzo: “Che fai, disgraziata?….Non toccare le stoffe che sei
tutta bagnata.”
Andrea
che non si aspettava quel gesto da colei che aveva quasi stroncata poco
prima, le fu ancora addosso tempestandola di calci e pugni, ma fu Bice
stavolta che trovò la forza di trascinare via la madre, che invece di
piangere rideva…rideva…rideva.
segue
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