Roma - Rioni - Ponti  

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Ponte V - Parione VI - Regola VII - Sant'Eustachio VIII - Pigna IX -
Campitelli X   S.Angelo XI  -  Ripa XIITrastevere XIII  -  Borgo XIV - Esquilino XV - Ludovisi XVI - Sallustiano XVII -
Castro Pretorio XVIII - Celio XIX - Testaccio XX - San Saba XXI - Prati XXII

PONTI
 

mappa

 

RIONI DEL CENTRO STORICO
quinta parte

 

 

SALLUSTIANO XVII

 La sua origine sono gli Horti Sallustiani di antica memoria anzi i ruderi di questi che gli hanno dato il nome, mentre lo sviluppo edilizio è avvenuto solo dal 1870, dopo la Breccia di Porta Pia partendo dall’importanza di alcuni edifici rionali già presenti articolandosi poi a Nord del Colle Quirinale la cui altezza massima è la via di Quattro Fontane dove raggiunge i 57 metri di altezza. E’ questo anche l’asse viario più importante che s’interseca con la via del Quirinale e che ricalca l’Alta Semita, naturale proseguimento del Vicus Portae Collinae che conduceva alla omonima Porta delle Mura Serviane.
Dalle tombe ivi ritrovate si è appurato che il luogo era stato abitato dai Sabini di Tito Tazio, fin dall’età del ferro.
Una profonda valle distaccava questo colle da quello del Viminale, che oggi riempita e livellata corrisponde alla via Sallustiana.
Il nome del Colle sembra derivare dalla città sabina Cures, ma appare più verosimile la derivazione da Quirites o Quirinus. Mentre il rione prende il nome dalla maestosa Villa Sallustio che si ergeva in questa zona, ricca di Santuari e Templi votivi, molto venerato quello costruito in età imperiale dalla Gens Flavia che nelle feste di Vinalia faceva cospargere i tempio di vino in onore di Giove e di Venere. Secondo Sant’Agostino le Veneri sono due: una onesta e l’altra disonesta e il vino, ritenuto un viatico d’amore veniva sparso sulla prima dalle donne oneste alle calende di aprile e sulla seconda che aveva l’altare fuori la cinta muraria, dalle meretrici dopo il 25 aprile. In questa zona i sabini e i romani veneravano pure il tempio di Flora nella festa di Floralia in cui rappresentavano Acca Laurentia.
Altri giochi licenziosi con la presenza di cortigiane si svolgevano presso il Circo Massimo. In queste circostanze era necessario che il Censore Catone fosse allontanato ed egli di buon grado assecondava questo desiderio per non intralciare lo svolgimento dei programmi lussuriosi.
Negli Horti Sallustiani Aureliano si era fatto costruire un grande Ippodromo le cui tracce sono state rinvenute nel primo tratto della via XX Settembre. Altre vestigia antiche di cisterne, gallerie, pavimentazioni di edifici e di un criptoportico con pitture sono stati ritrovati nelle vie Boncompagni, Quintino Sella, piazza Sallustio, Via Lucullo, via Belisario e via Piave.
Quest’ultima strada ricalca il percorso della via Salaria Nova che usciva dalla Porta Salaria verso piazza Fiume; la via Salaria Vetus invece affiancava il corso del fiume Aniene e i cippi funerari che vi sono stati ritrovati recano i nomi della famosa famiglia romana dei Calpurni.
Presso la Porta Salaria vi è ancora il monumento funebre del Bambino poeta Q. Sulpicio Massimo morto a soli undici anni che i genitori gli vollero dedicare.
La limitazione del territorio è Porta Pia, via Venti Settembre, via delle Quattro Fontane, via Agostino Depretis, piazza e via dell’Esquilino, via Gioberti, viale Giovanni Giolitti, piazza del Cinquecento, via Marsala, di Porta San Lorenzo, viale Pretoriano, viale Castro Pretorio, viale del Policlinico.

PIAZZA QUATTRO FUNTANE

 

Er quadrivio più prezioso

sta piazzato proprio a Roma           

‘sto simbolico scenario

è davero favoloso.

 

Li zampilli che so’ quattro

e nun sò proprio funtane

danno un tono artisonante

alle statue collocate.

 

Da 'sto punto indò se guarda

c'è 'na muta ammirazzione

e 'sto fascino se sente     

quanno dà la suggestione.

 

Arno Tevere Giunone

so' imponenti a 'gni cantone

mentre senteno che dice

la dea Diana cacciatrice.

 

Si potessero spostasse

Dalla fredda posizzione

annerebbero a informasse

pé le strade d'urrione

 

(che nun so’ quelle der tempo

senza luce e assai sguarnite)

mentre adesso luccicanti

 

co' vetrine e cartelloni

danno esatta l'impressione

dé la quarta dimenzione.

 

 


 

CELIO  XIX

 

 Il Celio si è formato nel 1921 da una suddivisione di Campitelli  e come l’ Esquilino si stende  e  sulla stessa dorsale quando, dopo Porta Maggiore, prosegue per circa due Km fino a Porta Capena.
 Il cosiddetto Monte d’Oro o il Celiolo,  la collinetta che si eleva fra  San Sisto e le mura, pure se amministrativamente fa parte del Celio, si collega all’Aventino.
Questo territorio ha subito nel tempo sostanziali cambiamenti giacché le molte valli che conteneva  sono state riempite e livellate  determinando l’innalzamento della Villa Celimontana  ex Mattei , del Laterano fino alla Ferratella dove oggi si trova il moderno edificio del Turismo e dello Spettacolo.
Nelle valli del Celio sgorgavano l’antica fonte delle Camene  ( Egeria)  citata da  Giovenale nei suoi “Fasti”e quella conosciuta come Mercurio.
Si da per certo che su questo colle si unirono in un unico ceppo latini e sabini e che a darle il nome fu Caele Cibenna capitano degli etruschi che, dopo aver conquistato il Colle fu fatto prigioniero da Cneo Tarquinio, ucciso a sua volta da Mastarna  che, dopo aver liberato il prigioniero etrusco , governò Roma col nome  di Servio Tullio.
La Caelimontana, la Tuscolana e l’Appia che attraversavano il Celio sono fra le più antiche strade romane.
La Celimontana, seguiva il percorso dell’attuale via Santo Stefano Rotondo dando origine al: Clivius Scauri, al  Clivius Capitis Africane e al Vicus Camoenarum.
La Tuscolana , corrisponde all’odierna via dei SS Quattro.
L’Appia (  regina Viarum ) fu prescelta dalle famiglie illustri per le loro sepolture.   
Durante il periodo repubblicano nella zona non vi furono edifici pubblici, ma solo qualche  Tempio: quello dedicato alla dea Carnia, caro a Giunio Bruto, un altro per la dea Minerva Capta  vi sorse nel 241 a.C. e  una lapide ricorda che nel 145 a. C. dopo le vittorie di Lucio Mummio  in Acaia e Corinto ne venne eretto uno a Ercole Vincitore.
Nel 312 a.C. il Colle venne attraversato dall’acquedotto dell’Aqua Appia e un secolo più tardi dal sotterraneo  Rivus Herculanes  dell’Acqua Marcia.  
In alcuni scavi dello scorso secolo, presso S. Maria in Domnica,  sono venuti in luce resti dello Statio dei Legionari della quinta Coorte, ma delle ville dei senatori e dei nobili che vi si erano instaurate nulla è rimasto a causa di terribili incendi compreso quello neroniano d’infausta memoria.
I Flavi, venuti dopo Nerone, facendo  prosciugare il lago preesistente, iniziarono la costruzione dell’Anfiteatro detto poi Colosseo a causa della grande statua di Cesare che venne posta all’ingresso.
Tutto il territorio all’intorno divenne ambito dai potenti  che costruendovi le loro abitazioni abbellite da mosaici, sculture e pitture ne fecero contenitori di vere opere d’arte.
All’affermarsi del Cristianesimo  si ebbe l’aggregazione di un clero sempre più vasto e articolato che diede il via a un sistema di costruzione basato sulla edificazione di chiese  e conventi, avvalendosi di fabbricati già esistenti e sfruttando le vestigia pagane e quasi tutti i Rioni del centro storico hanno luoghi sacri dedicati agli Apostoli, ma i Santi  Giovanni e Paolo ai quali è dedicata la chiesa presso villa Celimontana, non erano gli  apostoli , ma due notabili dell’Impero che, nascostamente  convertiti al cristianesimo furono scoperti e martirizzati dall’imperatore Terenziano nel 361 d.C.
La chiesa fa parte della zona archeologica del rione che fra monumenti e storici e ruderi ha conservato molti spazi verdi che per la città invasa dallo smog sono un polmone di ossigeno al pari della Passeggiata Archeologica. 
Questa la delimitazione del Celio : via di San Giovanni in Laterano, piazza del Colosseo, via di San Gregorio, piazza del Circo Massimo, via di Valle delle Camene, via di Porta San Sebastiano, viale delle Mura latine, viale Metronio, Via della Navicella, via di Santo Stefano Rotondo.

ER CULISEO

 

Anfiteatro Flavio fu chiamato

'sto circo equestre tanto rinomato

e quelle scalinate  screpolate

ce videro le giostre più sfrenate.

 

E puro lotte sadiche e violente

che disputate fra leoni e Santi

aizzaveno li peggio sentimenti

de'spettatori sguajati e miscredenti

 

De secoli n'ha visti passà tanti

cò le strutture via via pericolanti

finché ricementato e rinforzato

er Culiseo da tutti è visitato

 

e come un tempo sa riscòte ancora

l'ammirazzione de chi Roma onora

e oggi senza tante ambiguità

vorebbe ridaje la vitalità.

 

Invece c'è 'na cosa ch'addolora

chi se trova a passacce a 'na cert'ora

vedenno che anniscosti fra li buci

ce stanno artri a fasse certi  "buchi".

 

L'aria de morte dei tempi de splennore

ce se rinnova …ma senza valore

giacché chi allora lottava cò 'na fiera

 

addimostrava coraggio e forza vera

mentre che adesso invece è debolezza

che a tanti jé fa fa'…quela sciocchezza.

      

   

 


 

SAN SABA   XXI

 Questo Rione nacque nel 1906 e si completò nel 1923 sviluppandosi sull’altura dell’Aventino in prossimità della  chiesa paleocristiana di San Saba costruita sull’antico Oratorio di santa Silvia, ma dedicata all’ omonimo  Monaco del quinto/ sesto secolo che, in  Cappadocia e in Palestina, ebbe fama di santità per aver compiuti miracoli anche in vita.
Detto anche  Piccolo Aventino , nel periodo augusteo era la XII regio e aveva un vasto bacino: la Piscina Publica e tutta quella parte aveva nome  Remuria, che ancora oggi una piazza  conserva presso la chiesa di Santa Balbina costruita sul luogo  dove Remo sarebbe stato ucciso dal fratello Romolo dopo aver avvistato i famosi avvoltoi che per l’esiguità del numero non gli permisero di aggiudicarsi la fondazione della città.
Proprio sotto questa chiesa, si sono ritrovate testimonianze antiche appartenenti all’abitazione di Lucio Fabio Cilone che fu prefetto nel 203 d.C. e  poi console; gli scavi  hanno pure riportato in luce una parte del complesso delle massicce  Terme di Caracalla che ancora si stagliano poderose facendo sfondo alla Passeggiata Archeologica che conserva le piante centenarie del tempo in cui il territorio boschivo apparteneva alla vastissimaVilla Mattei.
San Saba domina la parte di Roma ricca di verde ed è divisa dal “ Parco della  Resistenza dell’8 settembre”da una lunga scalinata che scende sul viale Aventino in prossimità di piazza Albania  dove sorge il monumento al patriota albanese Scanderberg e proseguendo si giunge al grandioso edificio della FAO, l’organismo creato per combattere la fame nel mondo.
Le Mura Aureliane cingono San Saba dalla parte Ardeatina e attraverso i camminamenti ristrutturati,  è possibile percorrere un lungo tragitto iniziando dalla Porta ex Appia , ora san Sebastiano  perché conduce alla Basilica omonima meta di continui pellegrinaggi al tempo in cui conteneva le reliquie dell’apostolo Paolo.
Gli ambienti  che sono all’interno delle Torri ai lati della Porta, ospitarono dal 1942 al ’43  Ettore Muti  segretario del partito fascista e il "Museo della Mura" oltre che essere sede di mostre periodiche, conserva mosaici importanti e modelli edilizi delle stesse mura e calchi murari.
La passeggiata in esterno di circa due Km, raggiunge la via Cristoforo Colombo( inaugurata il 21 aprile 1954 ) che ha due fornici , creati appositamente per meglio collegarla alla  via delle Terme di Caracalla che in uno dei suoi ambienti ospita il più grande Mitreo urbano , rinvenuto negli scavi del 1938; quasi a fronte, al termine del piazzale Numa Pompilio, è situata la basilica sotterranea dei martiri cristiani SS.Nereo e Achilleo, i cui corpi furono ritrovati nel 500; questo tratto di strada ricorda pure l’episodio in cui si narra l’incontro di Gesù con l’apostolo Pietro che disse la frase famosa:  "Domine, quo Vadis ?"…    
Anche il Largo Manlio Gelsomini  sulla via Marmorata fa parte amministrativamente di  San Saba come alcune strade dell’Aventino e  la Porta San Paolo (  Ostiense ) dove è inserito il  Museo omonimo  che  offre ai visitatori reperti antichi fra cui l’Edicola medievale sul Portale e, all’interno stampe di epoca settecentesca che mostrano le decorazioni  che un tempo ornavano la tomba di Caio Cestio Epulone nella Piramide.
Le strade che delimitano San Saba sono: Porta san Sebastiano, via di Porta san Sebastiano, via di Valle delle Camene, piazza di Porta Capena, viale Aventino, Via Manlio Gelsomini,  via Marmorata.

LA  PIRAMIDE

 

La tomba de Caio Cestio Epulone

fu 'n' architettura speciale

che  cor Culiseo e er Cupolone

fa onore a la Capitale.

 

E' un monumento a forma piramidale

realizzato in tempo eccezionale

trecentotrenta giorni so' abbastati

e questo è vero perché l'hanno contati.

 

Cià er basamente fatto in travertino

de marmo lunenze  rivestito.

Fòri d' Eggitto è l'unico ch'esiste

e all'usura de li secoli resiste.

 

A chi l'ammira par de sta' in Oriente

appena che 't'embocca la via Ostienze

così er turista  invece dell'Eggitto

se sceje Roma e ce viè dritto dritto.

 


 

PRATI XXII

   Il 20 agosto 1921 la giunta comunale costituì il rione Prati in un territorio che faceva parte di Borgo  e che era considerato campestre perché disseminato di prati "Neroniani o Horti Domitiani"che dal Tevere andavano  alle pendici di Monte Mario e, l’insieme era chiamato "Prati di Castello" che sottintendeva la  Mole Adriana (Castel Santangelo).
Era il luogo dove il popolo si ricreava organizzandovi scampagnate, giuochi e finte battaglie e nel divenire, il Rione ha conservato il toponimo inserendo nel Gonfalone un castello in argento in campo azzurro.
Memorabili sono rimaste nella storia romana le battaglie che si svolgevano nel periodo di carnevale , talmente reali che vi erano finali tragici  che eccitavano gli spettatori quanto le gare fra cristiani e belve che avvenivano al Colosseo.
Nei prati vi era anche la Naumachia Vaticana, Gaianum  che pare essere stata voluta dall’Imperatore  Domiziano in aggiunta a quella che già esisteva impiantata da Augusto e altri circhi sportivi e ricreativi non mancavano nei dintorni.
Quando, dopo il 1870, i lavori di urbanizzazione resero necessari scavi e rilevamenti, i resti di tali impianti vennero ritrovati in via Cola di Rienzo, via Ovidio, via Terenzio e via Fabio Massimo.
Tutta la grande estensione era adiacente alla via Trionfale che presentava sepolcreti illustri e fra i ritrovamenti interessanti che avvennero durante la costruzione del monumentale Palazzo di Giustizia di piazza Cavour nel 1889, vi furono due sarcofaghi affiancati,della metà del II secolo d.C., appartenenti forse a due coniugi: Crepereio Euhodo e Crepereia Tryphaena; di quest’ultima, sposa bambina, furono ritrovati il ricco corredo e la famosa bambola movibile.
L’ampiezza della zona si prestava alle esercitazioni militari  come era stata campo di battaglia ogni volta che i barbari erano calati su  Roma : fra offesa e difesa proprio in questo ambito si sono svolte le più cruente battaglie e il piano Regolatore del 1882 incluse la costruzione di caserme e una piazza d’armi nonché il succitato palazzo di Giustizia su progetto di Guglielmo Calderoni. Come piazza del Risorgimento,   molte delle strade portano nomi di  eroi, patrioti e di battaglie famose e lo spirito patriottico è sempre vivo negli animi dei prataioli come venivano appellati gli abitanti del luogo.
La vicinanza della  Santa sede e della Basilica di San Pietro ne fa anche un agglomerato religioso e osservante del Cattolicesimo e istituti di monache  e di sacerdoti v i si sono instaurati da epoca remota.  Si può ben dire che ad ogni svolta vi è una chiesa , impossibile citarle tutte e ricorderemo solamente San  Giuseppe, San Gioachino, La Madonna del Rosario e quella Valdese costruita nel 1914 in piazza Cavour.
Anche il Tevere ha avuto legami diretti con i  Prati quando per raggiungerli era necessario il traghetto di Ripetta  e sulle sponde i fiumaroli  prendevano la tintarella e, senza timore,  nuotavano  in un’acqua che era pulita.
Dal primo teatro moresco  Alhambra costruito in legno,  fecero seguito moltissimi altri e nella sola via Cola di Rienzo ce ne furono addirittura tre; oggi, di fronte al Palazzaccio vi è il Teatro Adriano uno dei più belli della Capitale sena contare cinema e trattorie giacché l’amore per il convivio è rimasto come ai tempi delle scampagnate sull’erba.
E se questo ultimo Rione è nato fra qualche polemica per i suoi minimi riferimenti storici , rispetto agli altri, si riscatta  per una serie di viali alberati e per il suo aprirsi verso  i tratti di Lungotevere che le assicurano una piacevole ventilazione che invita al passeggio.
Questa la delimitazione del Rione: piazza del Risorgimento, via Stefano Porcari, via Alberico II, piazza Adriana, riva destra del Tevere fino a ponte Matteotti, viale delle Milizie, via Leone IV.

C’ERA ‘NA VORTA PASQUETTA

 

 

Me ricordo che ‘na vòrta

pé Pasquetta fòri Porta

tutta Roma se trovava

e ‘gni pena se ‘n’annava.

 

Se moveva de bon’ora

l’operaia e la signora

‘gni famija ridunata

pronta pé la scampagnata.

 

Sopra legni e botticelle

borze, ceste e bagattelle.

Se rideva, se cantava,

se beveva e se magnava,

 

se gustavano li bocconi

senza tante restrizioni.

Diete, pillole e citrati ?

 

Riserbati a li malati!

E ‘sta festa assai sincera

salutava primavera.