Roma - Rioni - Ponti  

RIONI:
Monti I - Trevi II - Colonna III - Campo Marzio IV -

Ponte V - Parione VI - Regola VII - Sant'Eustachio VIII - Pigna IX
Campitelli X - Sant'Angelo XI - Ripa XII - Borgo XIII - Trastevere XIV -  - Esquilino XV - Ludovisi XVI - Sallustiano XVII -
Castro Pretorio XVIII - Celio XIX  - Testaccio XX - San Saba XXI - Prati XXII


PONTI
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mappa


ROMA ANTICA E MODERNA
 

 


Roma ha una storia di quasi tre millenni, così straordinaria e complessa che sarebbe arduo ripercorrere in brevi note giornalistiche.
I suoi primi abitatori s’insediarono sulle alture collinari che circondavano questa zona paludosa e il primo tracciato autorevole fu il solco a forma quadrata fatto da Romolo che fu per molto tempo, un borgo contadino più che città.
Lo divenne nel terzo secolo, ingrandendosi sempre di più anche se spesso fu soggetta a incendi, saccheggi e devastazioni che ogni volta, dopo la distruzione, promuovevano modifiche e ampliamenti.
Le trasformazioni territoriali dovute alle necessità sempre crescenti della popolazione in aumento che richiedeva abitazioni e spazi per lavorare, ha reclamato l’operato di legislatori pagani e in seguito cristiani che facendo eseguire costruzioni secondo i propri criteri e intendimenti, ne sconvolgevano sempre più l’assetto.
Eventi bellici e legislativi ne hanno decretato ulteriori dissesti urbanistici e l’edilizia privata ha operato spesso senza discernimento rovinandone ancor più l’aspetto estetico.
Finalmente, nel 1803 un editto di Pio VII impose di apporre il numero civico ad ogni portone, palazzo e bottega e, nel 1873, si diede incarico all’ingegner Viviani di progettare un Piano Regolatore per mettere ordine nella città, iniziando con gli sventramenti delle costruzioni umbertine.
In seguito si ebbe la riduzione dei vecchi Rioni Monti, Ripa e Campo Marzio e ne sorsero di nuovi come l’ Esquilino e il Celio e l’inserimento di Prati nella cerchia muraria del centro storico.
Si aprirono le grandi arterie di via Zanardelli, via Cavour, piazza Esedra, piazza Indipendenza e, per spaziare la visione del Vittoriano, fu abbattuto il quartiere dell’Aracoeli e drastiche furono le demolizioni ai Fori, all’Argentina, a Piazza Augusto Imperatore e alla Spina di Borgo.
Un altro importantissimo smembramento modificò il centro storico.
Si aprirono via Nazionale, via del Tritone, corso Vittorio Emanuele per favorire l’espansione urbana che sarebbe dovuta estendersi fino ad Ostia con l’Esposizione del ’42 che poi non avvenne a causa dello scoppio delle seconda guerra mondiale.
Finita la pausa bellica e dopo la ripresa economica, questi lavori si completarono e sorse il nuovo quartiere dell’EUR che permise un migliore collegamento col Lido di Ostia. Tralasciando le critiche per la cancellazione o lo spostamento di qualche monumento storico prendiamo in positiva considerazione le modifiche che hanno abbattuto costruzioni opprimenti e malsane e hanno aperti varchi più ampi per consentire alla città un vivere più moderno.
 Gli storici hanno puntualizzato le vicissitudini per cui la romanità, culla di forza, cultura e saggezza si è diramata nel mondo, trattenendo entro le sue mura anche i talenti di coloro che vi hanno dimorato o, semplicemente transitato, lasciando tracce di operosa genialità.
Il pregio più considerevole della Città Eterna, consiste proprio, nel presentare la Storia completa dell’umanità qui confluita, dove l’antico e il moderno convivono in una fusione così perfetta che ogni creatura umana sancisce, ammira e rispetta, trovandovisi a suo agio.  
In questa panoramica ho presentato le variazioni che hanno modernizzata la nostra amata Capitale, ma nell’accingermi a visitare i Rioni dovrò tener conto che essi sono talmente legati per la loro contiguità che alcune vie, piazze e vicoli sono contenute in più di un rione malgrado la delimitazione che ha assegnato il Comune.
E’ indubbio che rione derivi da regione, ma è ipotetico pensare che i 12 rioni ricomparsi agl’inizi del XII secolo derivino dalle 14 regioni augustee o da quelle ecclesiastiche del III secolo o, ancora, dalle 12 regioni militari dell’età bizantina.
Nel corso di tre secoli i Rioni centrali di Roma hanno subito continue e diverse modifiche per adeguarsi ai nuovi e diversi cambiamenti del vivere sociale, ma le tracce del passato restano indelebili a glorificarne la sua storia.
Se molte strutture di agglomerati urbani hanno lasciato il posto a costruzioni moderne e confortevoli resta in molti Rioni il medesimo sistema viario, talvolta modificato e aggiornato.
Basta osservare le targhe marmoree all’inizio di strade e vicoli, per ritrovare nomi di casate illustri e di protagonisti storici delle passate epoche e solo quelle sarebbero in grado di narrarci la Storia.
Nella toponomastica degli odierni 22 Rioni e nei 32 quartieri, pur avendo subito modifiche e allargamenti, ci sono tanti personaggi storici e folcloristici : Papi e Santi, Legislatori e Rivoluzionari, Artisti e Cortigiane che hanno lasciato impronte geniali con l’arguzia spontanea e cordiale del carattere romano.
Molte caratteristiche sussistono ancorate alle passate glorie militari, politiche e religiose e, in una breve sintesi verremo a conoscenza dei Rioni antichi che rappresentano il Centro Storico.
 

 

 

 

RIONI  DEL CENTRO STORICO

 MONTI.......................I.................       MONTI E MONTICIANI

TREVI.........................II................       ER QUIRINALE E LI DIOSCURI

COLONNA...................III..............        LE STATUE PARLANTI

CAMPO MARZIO..........IV...............        L’ARA PACISE

PONTE........................V................        BIONNO   TEVERE

PARIONE....................VI...............        CAMPO DE FIORI

REGOLA......................VII.............        CALORE ROMANO

S. EUSTACHIO............VIII............        ER  PANTEON

PIGNA........................IX...............         ER  CONTE TACCHIA

CAMPITELLI................X...............         ER FORO DE GIUJO CESARE

S. ANGELO..................XI..............         PONTE  SANTANGELO

RIPA...........................XII............          L’ISOLA TIBBERINA

BORGO........................XIII...........         SANTO  SPIRITO          

TRASTEVERE...............XIV............        S. G. DE  GENOVESI 

ESQUILINO..................XV.............        LA  BASILICA LATERANENZE

LUDOVISI....................XVI............        VIA  VENETO

SALLUSTIANO..............XVII..........       PIAZZA  QUATTRO  FUNTANE

CASTRO  PRETORIO......XVIII........       SS. PUDENZIANA E  PRASSEDE

CELIO............................XIX..........       ER  CULISEO

TESTACCIO....................XX...........       ER  MONTE  DE  LI  COCCI

SAN SABA......................XI............       LA PIRAMIDE

PRATI............................XXII.........       C'ERA 'NA VORTA PASQUETTA

__________

 

 
 

RIONI DEL CENTRO STORICO
 

 

 

MONTI  I

 Il primo Rione di Roma, ha preso il nome proprio dai Monti e che all’inizio comprendeva l’Esquilino, il Viminale, una parte del Quirinale e del Celio ; il suo nome è stato anche Montium et Biberatrice che era l’antica via che correva all’interno dei resti dei Mercati di Traiano il cui nome però è medioevale.
Il Caporione di Monti rivestiva la carica di Priore che gli garantiva la partecipazione al governo unitamente a tre Conservatori.
Dopo le modifiche che dal 1924 al 1943, hanno portato grossi cambiamenti. il Castro Pretorio, l’Esquilino e parte del Celio ne sono state staccate.
I Monticiani parlavano un dialetto più marcato degli altri Rioni che gli faceva assumere un senso di superiorità per ostentare la fierezza della primogenitura e su questo si è sempre basato l’antagonismo con Trastevere che la rivendica dalla sua parte perché si trova situato a destra del fiume e in territorio quasi isolato, quindi privilegiato.
La rivalità, fin dagl’inizi del XIV secolo, dava luogo a periodici e cruenti scontri di partite a rocci dove, appariva sovente anche il coltello a dare “ puncicate a l’ingrese”, il luogo prescelto era il Campo vaccino situato all’incirca dov’è ora il Foro Romano.
Altre sassaiole avvenivano alla Festa de Noantri che si svolgeva in Trastevere in onore della Madonna nel mese di maggio e durante la Processione de li moccoletti accadevano risse e omicidi. Altrettanto avveniva nella Festa dei Campanacci in piazza S.Giovanni nella Notte delle Streghe fra mangiate di lumache, libagioni e "caciare infinite".
La ruggine si è un poco stemperata con la civilizzazione dei costumi poiché le rivalità si sono spostate sui campi calcistici.
L’area più significativa di Monti corrisponde alla vecchia Suburra, la casbah romana dove erano nati Cesare e Nerone e dove i sacerdoti di altre religioni predicavano e ricercavano proseliti nelle strade chiassose, piene di vita e di contraddizioni, inframezzate da locande, bettole e lupanari frequentati da ogni sorta di persone.
Un Rione caratteristico e pieno di curiosità archeologiche a cominciare dal Ludus Magnus, la palestra dei Gladiatori, vicina all’Anfiteatro Flavio, la Domus Aurea, la sfarzosa reggia di Nerone che occupava tutta la zona del Colle Oppio, le terme di Traiano, le nove Cisterne delle sette Sale, parte dei Fori degl’imperatori Augusto e Nerva, tratti dei Mercati delle Mura Serviane e la Porta Asinaria in quelle Aureliane, i resti delle terme di Tito e dell’Acquedotto Claudio; queste alcune preziosità dell’epoca romana.
Senza aggiungervi le memorie medioevali, citiamo soltanto i tre obelischi in altrettante piazze che fece collocare SistoV, il Papa tosto che intervenendo all’apertura della via Gregoriana, oggi Merulana, mise fine allo spopolamento di Monti dovuto all’abbandono della popolazione privata dell’acqua dopo il crollo degli acquedotti.
Alla fine del 1870 i palazzoni si sostituirono alle case, agli orti e alle vigne e tra il 1924 e il 1936 si scavarono le aeree di parte dei Fori Imperiali e si aprì via dell’Impero riportando alla luce altri beni archeologici.
Citiamo i confini di Monti : Piazza di Porta S.Giovanni, piazza S.G. in Laterano, via Merulana, piazza S.Maria Maggiore, piazza Esquilino, via Depretis, via delle Quattro Fontane, via del Quirinale, piazza del Quirinale, via XXIV Maggio, via Quattro Novembre, via Magnanapoli, Foro Traiano. Via dei Fori Imperiali, via Nicola Salvi, via S.G. in Laterano, via S.Stefano Rotondo, via della Navicella,via della Ferratella,via dei Laterani, via Amba Aradam. Vogliamo evidenziare l’appartenenza a questa zona di tre monumenti che una decisione strana assegnò all’ Esquilino; essi sono il Triclinio Leonino, la Scala Santa, il Monumento di S. Francesco che sono parte integrante dell’unico complesso della Basilica di S.Giovanni e dei Palazzi Lateranenzi.

MONTI E MONTICIANI

Rione Monti è davero importante
e de politiche 'na viste tante
Le nove Cisterne e er Battistero
So’ sempre ammirate dar monn'intero.

Ricco de storia 'sto vecchio Rione
in ogni abbitante cià un centurione
e da tutta Roma viè ricordato
che primo Rione fu proggettato

cò tanti palazzi fra orti e frutteti
indove abbitorno li ricchi preti
che se rintanaveno pé sta' sicuri

pé via che li tempi ereno scuri
così che 'gni nobbile in arto restava
ner mentr'er popolo sotto penava.

Li monticiani ciaveveno in petto
solo l'invidia der "moccoletto"
quanno a Trastevere pé Santamaria

la processione sfilava pé via
fra li sfottò e li tiri de sassi
pericoloso era fa' quattro passi

e puro la fede più viva spariva
e de cortello quarcuno moriva.

 

 

 

TREVI  II

Il nome di questo Rione si collega erroneamente alla famosa Fontana di Trevi, costruita da Nicola Salvi tra il 1735 ed il 1751. Invece Trevi pare avere una diversa derivazione che viene dal latino trivium che stava ad indicare la confluenza delle tre vie nella piazzetta dei Crociferi.
Non è da trascurare, però, un’altra etimologia molto accreditata da alcuni storici che preferiscono farla derivare dalle tre bocche (cavole di Trejo) del condotto dell’acqua Vergine che Vipsanio Agrippa fece costruire nel 19 a. C. per convogliarla alle sue Terme dietro il Pantheon.
La leggenda narra che una giovanetta ne indicasse la sorgente (ottavo miglio della via Collatina) alle truppe stanche e assetate che rientravano in Roma dopo una battaglia e, per questo, l’acqua fu chiamata Vergine.
In epoca romana questo territorio rientrava nella terza regione e fra edifici grandiosi e monumentali , con alla base il Tempio di Quirino o Capitolium vetus) in cui veniva venerata la triade Giove Giunone Minerva. Sulla parte meridionale del colle Quirinale detta Alta semita sorgevano due grandi complessi termali, uno dedicato a Costantino e l’altro a Diocleziano.
La via Lata, nella zona bassa favorì l’insediamento di una vasta popolazione che dopo i saccheggi dei Goti e dei Vandali, la disertò per addensarsi nella valle del Tevere.
Il Trejo aveva un altro tempio S.Nicola in Arcione, nei pressi dell’attuale Traforo, che raggiungeva la chiesa di S.Anastasio e si proseguiva fino al Quirinale che a causa dei colossali Dioscuri era detto (Montecavallo) e faceva da confine col rione Monti.
Il Montecavallo era abitato dall’aristocrazia e dalla Dataria, a porta Pia e a S. Susanna, era un susseguirsi di terreni, ville e vigneti di cardinali e nobili mentre nella Platea Apostolorum ossia piazza Santi Apostoli ebbe uno sviluppo edilizio più lento e popolare.
Con l’apertura della via Felice voluta da Sisto V e realizzata da Domenico Fontana nel 1585, si rivitalizzò l’intera area e, col nuovo passaggio aperto da Michelangelo nella cerchia delle mura ( futura Porta Pia ) promuoverà la costruzione del nuovo palazzo papale da parte del pontefice Gregorio XIII Boncompagni.
La realizzazione dell’acquedotto dell’acqua Felice avvenuta tra il 1585 e il 1589, che utilizzò una parte delle condutture dell’antico Alessandrino, permise di rifornirne la parte alta di Roma che ne era del tutto sprovvista.
Il Quirinale si trasformò in una sorta di “cittadella del potere” che si accentuò con il sorgere delle Scuderie Pontificie, del Palazzo della Consulta, il completamento della Manica lunga e la sistemazione della piazza del Quirinale con l’aggiunta dell’obelisco al centro.
Dopo il 1870 furono costruiti i Palazzi dei Ministeri e via XX Settembre divenne il nuovo asse di collegamento tra il centro storico e i nuovi quartieri che cominciavano a nascere dentro e fuori le Mura Aureliane.
Il Piano Regolatore del 1873 sconvolse di nuovo il territorio compreso tra Villa Medici e via XX Settembre facendo scomparire del tutto l’aspetto campestre che ancora restava.
Ogni angolo di Trevi è suggestivo e fa rimanere estatici: via Quattro Fontane, che appare come uno scenario teatrale, il palazzo della Pontificia Università Gregoriana costruita nel 1927 da Giulio Barluzzi , la facciata neoclassica della chiesa dei SS. Apostoli del Valadier completata nel 1827.
Nei decenni successivi videro la luce via del Tritone, via Barberini, via Bissolati, il Traforo Umberto I sotto i Giardini del Quirinale; ci fu la demolizione delle casette secentesche su piazza Barberini , del convento S. Nicola da Tolentino, del palazzetto Sciarra e l’Arco dei Carbognani e, dalla parte della Maddalena, altrettante modifiche hanno apportato cambiamenti e miglioramenti stradali cancellando per sempre l’atmosfera romantica di Trevi.
Fortunatamente la Dataria e la Pilotta, le strade che portano al Lavatore e i vicoli attorno a piazza Scandeberg restano a ricordare la Roma decadente dell’ottocento.
Altrettante testimonianze sono nei palazzi, fontane e chiese dove i più insigni artisti di ogni epoca vi hanno profusi i parti dei loro mirabili ingegni che si mescolano con alcune ardite modernità che, proprio la dinamicità dei tempi attuali, esige.
E Roma è fiera di conservare nei Musei, nelle Pinacoteche e nelle Accademie quelle sue preziosità, che prima o poi tutti visiteranno restandone affascinati.
Seppure è già sufficiente passeggiare nelle strade ammirando fontane e statue o sostare nelle aree archeologiche per rivisitarne la storia e, ancora, godere dall’alto dei Colli la bellezza di un tramonto per rivivere il suo passato di gloria e di arte.
La delimitazione di Trevi: Via Ventiquattro Maggio, Via Quirinale, via Venti Settembre, piazza S.Bernardo, via Santa Susanna, via S. Nicola da Tolentino, via S. Basilio, piazza Barberini, via del Tritone, via del Corso.

ER QUIRINALE E LI DIOSCURI

Er colle più arto a Roma è er Quirinale
che fu prescelto puro dai Sabbini
è sempre un sito fra li più importanti
e frequentato ancora dai potenti.

Jé fanno guardia Castore e Polluce
statue enormi da tutti conosciute
e la funtana come a guarnizione
ma che a li cavalli servì da beverone.

Funtana e statue stavano ner Foro
a li tempi che pé Roma ereno d'oro
e pé fortuna se so' conzervati
p'èsse da tutti ancora più ammirati.

Er palazzo fatto da eccerze mano
de Bernini Fuga Ponzio e Mascherino
de tanti Papi fu la giusta sede

e Presidenti illustri adesso vede.
Cammieno usanze principii e governanti
ma l’Arte sovrasta sempre i sentimenti.
 

 

 

 

COLONNA  III

Il Rione Colonna, prima del XII secolo, ha assunto a simbolo la Columna Antonini eretta nel 193 d.C. per onorare il grande imperatore Marco Aurelio considerato un Divo.
Si trovava, in origine, sulla Flaminia dinanzi al tempio a lui dedicato dal figlio Commodo, il quale nominò il procuratore Adrasto, guardia del prezioso monumento, aderendo perfino al desiderio di questi di avere una casa nei pressi per meglio sorvegliarlo.  
Le immagini scolpite che avvolgono come un nastro l’intera colonna, evidenziano in modo quasi fotografico, le vittorie riportate da Marco Aurelio contro i Sarmati e i Marcomanni e, come una documentazione,delle costruzioni, delle armature e dei vestimenti del tempo.
Nel X secolo, era inclusa con altri monumenti nella proprietà del Monastero di San Silvestro in Capite, ora si erge maestosa al centro di piazza Colonna contornata di edifici di famiglie principesche.
Il territorio del Rione è pianeggiante eccetto la modesta altura di (Monte Citorio) attraversato dall’importante via del Corso che, nel medioevo, era impreziosita da archi e colonne colorate ed era molto transitato perché conduceva al Collis Hortulorum ( Pincio) dove era situato l’acquedotto in travertino che portava l’acqua Vergine.
Percorrendo l’altro lato del Corso si raggiungeva la Valle Sallustiana (Tritone) da dove scendeva l’ acqua Sallustiana.
I romani hanno sempre avuto un buon rapporto con l’acqua come testimoniano le rovine delle monumentali Terme e apprezzavano il getto di acqua fresca delle fontanelle di ghisa che nel 900 abbondavano in città, ma non si schernirono dal soprannominarle Nasone per la forma del becco da cui usciva l’acqua che aveva la forma di un grosso naso.
Motivi di slargamenti dovuti alla circolazione che si è andata modernizzando hanno causata la cancellazione di vie, vicoli e fontanelle alimentate dall’Acqua Paola e dall’Acqua Marcia il cui palazzo amministrativo si trova in piazza Sant’Ignazio dove vi è pure la Posta centrale.
Anche le chiese hanno sempre abbondato in tutta Roma ed è lungo e complicato passarle in rassegna, basterà citarne alcune antichissime, volute dai prelati o dalla devozione di gente di alto lignaggio; alcune ancora esistono altre sono scomparse come Santa Maria della pietà dei Pazzarelli che era prossima all’Ospedale degli alienati, trasferito poi a via della Lungara.
Edicole ed opere d’arte , era un altro modo per ricordare personaggi di spicco, uno di questi fu Camillo De Lellis che affetto da un male incurabile a un piede, dopo molte vicissitudini e per esaudire un voto fatto in gioventù, si associò come laico ai frati cappuccini dedicando la sua vita agl’invalidi come infermiere nell’ospedale San Giacomo e infine maestro di casa dello stesso ospedale di cui tenne i conti.
Nonostante la sua gamba malata viaggiò in tutta Italia aprendo altre sedi per ospitare i malati più poveri.
Ogni costruzione ed ogni avvenimento contiene storie e aneddoti interessanti che sono stati, puntualizzati dalle poesie del Belli o nelle satire sbeffeggianti poste nottetempo sui ruderi di Pasquino, di Madama Lucrezia, del Facchino di via Lata o di Marforio.
Lo stile era quel mugugno a cui non sa sottrarsi il popolo romano abituato a criticare sempre e chiunque in specie nell’osservare l’inefficienza delle leggi e dei pubblici servizi.
Basti pensare alle lungaggini e ai ripensamenti ogni volta che l’urbanistica doveva mettere mano a nuovi progetti edilizi o procedere alle modifiche di qualche zona, difetto spiacevole che, purtroppo, ancora sussiste.
A mo’ di esempio: l’antica piazza di Pietra così chiamata fin dal XV secolo, presentava un aspetto armonioso prima di divenire un mercato.
Difatti, le bancarelle di pesce, maiale, prodotti ortofrutticoli e pane, sfrattate dalla Rotonda qui vennero trasferite nella seconda metà del 600 trasformandone l’aspetto fino a giungere alla sparizione dell’imponente palazzo Piombino abbattuto dal Comune con un seguito d’innumeri polemiche perché lo sterrato della demolizione restò a lungo a rendere disagiata la piazza prima che vi sorgesse, per le feste di carnevale 1891, il “Salone dell’allegria”il gioioso “caffè” rimpiazzato anch’esso, da un Padiglione per la Mostra Internazionale nel 1911.
Solo nel 1915 vi si costruì la Galleria Colonna che di recente è stata intitolata a Alberto Sordi.
Il Carnevale era il periodo più elettrizzante di Roma e nasceva dai pagani riti Saturnali che in vari modi hanno continuato a sussistere, diventando addobbi, divertimenti e gare a cui prendeva parte tutto il popolo.
La più popolare e sfrenata gara era la Corsa dei Berberi ( cavalli arabi ) che chiudeva gli otto giorni carnevaleschi.
I puro sangue addobbati sfarzosamente e condotti dai barbareschi partivano da piazza del Popolo correndo all’impazzata lungo il Corso, fino a raggiungere piazza Venezia, non spaziosa come la si vede ora cosicché ai curiosi non restava lo spazio necessario per salvarsi dalle bestie lanciate al galoppo.
Per dare la possibilità di assistervi senza pericolo ai Signori di alto lignaggio, venivano affittati con lunghe prenotazioni, balconi e finestre delle case lungo il percorso.
Nel 1666 persino la regina di Svezia si fece ospitare dal principe Camillo Pamphili
nel palco del suo palazzo del Corso.
Sul percorso ricoperto di sabbia e terra, i cavalli appartenenti a casate illustri, si sfrenavano e i barbareschi non riuscivano a tenerli a freno fra schiamazzi, scommesse e motti salaci, mentre la gente mascherata e avvinazzata affollava tutte le strade adiacenti rimanendo, assai spesso, ferita o addirittura uccisa dagli zoccoli dei cavalli o dalla ressa infernale, senza, però, desistere dal parteciparvi.
Nei palazzi dei dintorni vi sono istallate redazioni giornalistiche alternate ad Atelier di moda e negozi di vari generi ed ogni slargo ha una sua propria fisionomia per la presenza del Parlamento, di Banche e di uffici commerciali.
Degno di nota il grande complesso del Magazzino Bocconi che D’Annunzio ribattezzò: La  Rinascente e che è stato il primo ad avere al suo interno la scala mobile per salire ai piani superiori.

 La delimitazione di Colonna : piazza Barberini, Via V.Veneto, via S.Isidoro, via degli Artisti, via , via F. Crispi, via Capo le Case, via Due Macelli, piazza di Spagna, via Fratina, piazza S. Lorenzo in Lucina, via C. Marzio, via del Pantheon, piazza della Rotonda, via del Seminario, piazza S. Ignazio, via del Carovita, via S. Maria in Via, piazza S.Claudio, via del Pozzetto, via del Bufalo, via del Nazareno, via del Tritone.

LE STATUE  PARLANTI

Cò Lucrezzia e cò Pasquino
raggionava er popolino
le domanne che faceva
sopra er marmo l'appenneva.

Le risposte che trovava
tutte in giro le passava
era un modo scanzonato
de parla' senza gran fiato

sempre pronto a tempo e loco.
Più de tutto era 'no sfogo!
Quanno a Roma succedeva
tanta gente ce rideva.

Ma s'è pèrza quest'usanza
che sfotteva la creanza
mò la gente pé parla'
cià li mezzi a volontà.

Pé risponne e interloquì
stanno tutti pronti lì
cor microfeno davanti
de la radio e artoparlanti.

La domanna è più inzidiosa
e la voce misteriosa.
Accusì er contradditorio

pija tutto l'uditorio
e diventa a 'sta magnera
la risposta più sincera.

 

 

 

CAMPO MARZIO IV

 Il Campo Marzio, dedicato a Marte dio della guerra, in età pagana era una vastissima zona che aveva per confini le alture del Campidoglio e del Quirinale fino ai Monti Parioli e come limite estremo il Tevere, a occidente e a settentrione.
Oggi, per Campo Marzio, s’intende solo la parte settentrionale.
All’origine il territorio sembrò il più adatto alle frequenti manovre militari che richiedevano addestramenti frequenti di eserciti, parate militari, evoluzioni e gare e a questo fu destinato.
Vi si svolgevano, però, anche altre attività alle quali poteva accedere il popolo che era libero di usare le attrezzature fisse per allenamenti sportivi individuali.
Persino un vasto ippodromo permetteva gare di carri a tre cavalli detti trigarium,  nonché altre esibizioni di atleti.
Erano permesse pure le riunioni politiche in uno spazio apposito recintato e diviso in sezioni – Saepta- dove tribù e centurie tenevano i loro comizi e davano i loro voti.
Nell’avvicendarsi del tempo, la proprietà demaniale del luogo, favorì lo sviluppo di una edilizia pubblica monumentale che ne evidenzia ancora la possanza perché alcune opere giunte fino a noi, sono semplicemente grandiose e proprio in questo Rione si offrono all’ammirazione di tutti: Le Chiese di San Carlo al Corso e di Piazza del Popolo, Piazza di Spagna con la sua Barcaccia, l’Augusteo, il Monumento alla Pace, quella chiacchierata Ara Pacis di cui gli svariati progetti di ristrutturazioni ed eventuali spostamenti, accendono discussioni di architetti fra biasimi e consensi e, ancora, il ponte di Ripetta, col suo Porto che molti vorrebbero ripristinare insieme al basamento di Marte che pare sia sepolto sotto via del Plebiscito.
La Porta del Popolo del Bernini è uno degl’ingressi a Roma e chi vi s’inoltra si trova di colpo alle pendici del Pincio, la passeggiata per eccellenza che l’Esedra sembra abbracciare come benvenuto a coloro che vi giungono dal nord attraverso la via Flaminia con a lato la chiesa di Santa Maria del Popolo detta degli Artisti.
Salendo poi, sulla terrazza del Pincio si godrà uno dei panorami più belli poiché la piazza del Popolo si mostrerà in tutto il suo splendore con lo sfondo del “Tridente” e le due Chiese del XVI secolo, quasi gemelle, del Bernini e dedicate, rispettivamente, a Santa Maria in Montesanto e a Santa Maria dei Miracoli e con al centro l’obelisco Egizio del 1200 a.C. dedicato al dio Sole.
Dopo il divieto alla circolazione delle automobili nel centro storico, la piazza mostra finalmente a piena vista sia l’Esedra che la fontana del Nettuno ambedue opere del Valadier.
Coi piani Regolatori degli anni trenta, molte delle strade di questo Rione sono state spazzate via col dispiacere e il rimpianto di molti cittadini.
Dall’ottocento e fino ai giorni nostri Campo Marzio ospita anche i luoghi deputati alla eleganza; ne fanno fede via Condotti, via Frattina, via Capo le Case, via Gregoriana, via del Corso, Largo Goldoni e altre adiacenti come via del Babuino che dopo aver cambiato più volte il nome, divenne sempre più un’arteria importante e vi si trasferirono ambasciate, residenze lussuose e alberghi; quello di Russia vantò il primo impianto elettrico totale, ma tutti erano sempre affollati di clienti internazionali.
Questa via, soprattutto è il regno degli antiquari mentre via Margutta è ancora il riferimento della cultura europea.
Come non citare la Scalinata di Trinità dei Monti dove ogni anno si tiene la Mostra della moda con La notte delle stelle? E le chiese? Il primato dell’antichità, spetta a S. Atanasio dei Greci dove si officia col rito ortodosso mentre Santa Maria Porta Paradisi a via Ripetta è rimasta effigiata in un quadro di Roma sparita di Achille Pinelli.
Doveroso ricordare anche che questo Rione annovera i Caffè, famosi proprio per gli artisti frequentatori, divenuti poi importanti: Aragno, Rosati e Faraglia al Corso dove, fra gli altri, era abitudinario Trilussa.
Inoltre Teatri, Librerie, Hotels più riguardosi e raffinati vi hanno sempre trovato spazio e continuano a tramandare il gusto della ricerca antica in questa parte della città rendendo inammissibile che Roma rimanga statica nella immobilità del passato.
Nell’adeguarsi alla modernità, però, sarà suo dovere conservare e non stravolgere tante sue rare bellezze che sono una calamita per tutti i viaggiatori del mondo.  
La delimitazione di Campo Marzio : Mura urbane a sinistra di Porta del Popolo, riva sinistra del Tevere fino a via del Cancello, via dei Portoghesi, via della Stelletta, piazza Campo Marzio, via degli Uffici del Vicario, via Campo Marzio, piazza S, Lorenzo in Lucina, vi Fratina, piazza di Spagna, via Due Macelli, via Capo le Case, via Francesco Crispi, via Porta Pinciana, mura urbane fino a porta del Popolo.

 L’ARA PACISE COR MAUSOLEO

Nun è ‘na cosa nòva er Memoriale
Perché perfino all’epoca imperiale
Se lassavano l’impronte perzonali
Scorpite su obbelischi o nei cortili.

Agusto l’ha lassate all’Ara pacise.
Perché sur bronzo er su’ cammino ha inciso
E su quele gesta mai nissuno ha riso.
Quello ch’è certo nun ha addoprato l’apise

Sur basamento dell’enorme teca
Ce se po’ lègge come in bibbrioteca
E ner Mausoleo ce so’ le spoje
De arti personaggi e de su’ moje.

Sull’Ara Agusto ce stabilì la Pace
Doppo conquiste su nemiche tere
E a li romani ‘sta parola piace
Seppure ar monno ce so’ sempre guere.